Cartesio


Non c'è nulla interamente in nostro potere,se non i nostri pensieri.
Cartesio

domenica 27 aprile 2014

La paura del confronto


È intenzione del sindaco Cristaldi imporre una propria visione estetica della città ridisegnandola e riempiendo ogni spazio di essa, stradine, muri, vicoli, cortili, scalinate, edifici storici, sedi istituzionali di pregevole valore storico, architettonico e monumentale di giare, di vasi, di piastrelle e di pannelli in ceramica.
Non si vuol negare che questa città ha bisogno di interventi estetici che non si limitino soltanto, ma ben vengano se necessari, alla ceramica, a incominciare, innanzitutto, dal palazzo Comunale di Piazza della Repubblica. La soluzione scelta dall’attuale amministrazione per il restyling del palazzo, a sentire gli addetti ai lavori, professionisti del settore, uomini di cultura, non trascurando la gente comune, è apparsa frettolosa, illogica, sicuramente non adeguata all’elegante armonia della piazza, una delle più belle della Sicilia.
Quella scelta così enfaticamente dichiarata minimalista, termine in se stesso alienante rispetto al contesto d’inserimento, priva di armonia geometrica, di calore delle forme, pregnante di glaciale freddezza in cui non c’è posto per le emozioni né per l’espressività, non è altro che la riproposizione di un tesi di laurea, con tutti i limiti che questa presenta, addirittura demodè, per nulla originale né giustificabile sotto il profilo artistico, come invece lo era la proposta della “ Facciata” di Pietro Consagra.
Il progetto di restyling voluto dall’amministrazione è apparso lacunoso e incompleto sin dagli inizi, tanto che la ditta aggiudicataria ha i lavori sospesi da ben cinque mesi, con conseguenti aggravi economici a carico della collettività ancora non quantizzabili. Da più parti si è sicuri che alla fine il restyling minimalista potrebbe rivelarsi più deturpante di quello che si vuole sostituire, con conseguenze dannose per l’immagine della città. Quella piazza è un simbolo della città, appartiene al patrimonio di tutti, alla sensibilità della collettività e come tale essa doveva essere coinvolta. Quel progetto minimalista imposto tout court dal sindaco, viene accettato inspiegabilmente da una soprintendenza stranamente assente, strabica, dormiente, quando con il progetto di Consagra la stessa è stata ostile, severa, inflessibile custode dell’armonia ambientale. Ancor più, oggi, la stessa soprintendenza, in molti interventi di restaurazione di edifici all’interno del perimetro del centro storico, si dimostra inflessibilmente severa nel far rispettare l’uso di tipologie e materiali coerenti con il contesto urbano tanto da far rimuovere quelli non rispettosi dei disciplinari da essa indicati. Indifferente appare anche la Curia che proprio in quel contesto avrebbe dovuto far sentire alta la propria voce, ma qui a Mazara,” la Chiesa a volte tace”, quando non si compiace di brindare con i politici. Quel restyling rischia di diventare la vergogna della città per i prossimi decenni, perché esso non riguarda un semplice complemento d’arredo ma qualcosa di enorme portata che coinvolge il senso estetico e la memoria storica.
In questa città sembra che non sia possibile valorizzare le professionalità, la creatività, il patrimonio intellettivo attraverso lo svolgimento di concorsi di idee. Là dove questi sono di normale prassi sembra che nella nostra città siano da considerarsi reato di “lesa maestà”. Nella vicina Castelvetrano, per la riqualificazione di una via del centro storico si è fatto ricorso ad un concorso di idee, a Madrid, per la riqualificazione della Puerta del Sol, la locale amministrazione ha indetto un concorso di idee; il più ammirato e più acclamato è stato quello di un gruppo di giovani architetti siciliani e calabresi. A Mazara non è possibile tutto ciò, come se si avesse paura del confronto.

giovedì 24 aprile 2014

25 Aprile 1945 - La memoria dimenticata



Vincenzo Modica "Petralia" porta la bandiera tricolore in piazza Vittorio Veneto durante la manifestazione del 6 maggio 1945.
 Archivio Istoreto.


Sono passati tanti anni da quanto un giovane ufficiale mazarese, con il braccio sinistro sorretto da una fasciatura a tracolla alla meno peggio, a causa di una pallottola che gli aveva colpito la spalla, e con l’altro che tiene orgogliosamente alto il tricolore, scortato da cinque compagni, entra ,tra l’entusiasmo generale, in quella Piazza Vittorio Veneto gremita da decina di migliaia di torinesi accorsi ad abbracciare quella sfilata di giovani partigiani che avevano combattuto e sconfitto le forze nazifasciste. Grazie a quei ragazzi e ragazze, di eterogeneo schieramento politico, militari monarchici, cattolici, comunisti, socialisti, azionisti e liberali, al loro sacrificio e al sangue versato, si è arrivati alla Liberazione dell’Italia riportando la libertà, la democrazia e la giustizia sociale. Quella foto rappresenta la metafora del 2° Risorgimento, come si compiaceva chiamare la Resistenza contro l’oppressione nazi-fascista il compianto presidente Sandro Pertini Quella foto mostra quel giovane ufficiale italiano, venuto dal profondo sud, - dagli stessi luoghi dove 85 anni prima Giuseppe Garibaldi, appena sbarcato, iniziava quell’avventura che avrebbe portato all’Unità d’Italia,- partito insieme a tanti altri giovani siciliani, che si ritrova a percorrere il cammino inverso,”rifare l’Italia”, al comando della 1ª Divisione Garibaldi "Leo Lanfranco", dopo avere combattuto tra le colline torinesi. Il suo nome di battaglia era “Petralia”, così era stato nominato il mazarese Vincenzo Modica, nato a Mazara del Vallo il 18 Ottobre 1918, morto, dopo una vita da imprenditore di successo, a Torino il 9 Gennaio 2003 .
Nella sua città natìa su quel nome, su quell’evento memorabile passato alla storia e immortalato da una foto, è caduto l’oblìo. A trenta giorni dal voto, reso oggi possibile grazie a quei giovani partigiani di allora, nessun candidato ha ricordato quel loro concittadino. È in questo caso che si prova un profondo senso di vergogna e di sdegno nei confronti di questi piccoli politici senza anima e senza memoria.


lunedì 14 aprile 2014

Amministrative: la scacchiera.


Adesso che Toni Scilla ha rotto gli indugi e sceso in campo, con o senza simbolo di Forza Italia, i vari pezzi prendono posizione nelle loro caselle, tutti schierati a dare il matto all’avversario.
Non tutti i pezzi hanno la stessa potenza di movimento, ma tra questi sembra che il ruolo di Regina sia interpretato da Torrente, sia per la capacità di potersi muovere in tutte le direzioni con estrema facilità sia per l’impressionante numero di pedoni che riesce a schierare in attacco. Torrente ha un ampio spazio di manovra, è agile e veloce nei movimenti, domina la scacchiera di gioco a tutto campo, in modo sornione, sicuro e ben protetto.
Altro pezzo pregiato preminentemente all’attacco è l’Alfiere di Scilla. Ho seguito con attenzione l’apertura della sua campagna elettorale. Nonostante abbia perduto per strada pezzi importanti ho visto attorno all’ex deputato entusiasmo e calore da parte della gente, in primo luogo della sua “gente marinara” e la marina ha quasi sempre determinato l’elezione del sindaco. Scilla, nonostante sia cresciuto politicamente, appare ancora acerbo e passionale nella comunicazione, soprattutto nei confronti del suo avversario di riferimento che è il sindaco Cristaldi. Sarebbe un grosso errore personalizzare la campagna elettorale come cinque anni fa.Avrebbe tutto da perdere. Lasci stare, inoltre, la polemica sull’assegnazione del simbolo di Forza Italia. Oggi le intenzioni di voto simulate dai sondaggi mostrano che quel simbolo ha perduto ogni appeal insieme a Berlusconi. Il simbolo e quel nome imbarazzante lo lasci all’avversario, ne ricaverebbe un vantaggio in termini di immagine e di consensi. Si va a votare l’uomo non il simbolo. Se saprà condurre la campagna con maggiore senso di responsabilità e soprattutto con sobrietà, gli argomenti non gli mancano, avrebbe molte chance di arrivare al ballottaggio.
Il Cavallo non può essere rappresentato che da Pino Bianco; rappresenta il pezzo più elegante per la sua capacità di muoversi sulla scacchiera saltando gli avversari e contemporaneamente costituendo per loro una minaccia. Ma se non dispone di un forte schieramento di pedoni pronti a proteggerlo, potrebbe essere il primo pezzo pregiato a cadere, e la difesa del pezzo appare debole.
La Torre non può essere che Pino Siragusa. Sulla scacchiera occupa un posto importante ma di secondo piano rispetto agli altri pezzi; è obbligata a seguire delle direttrici facilmente bloccabili da due semplici pedoni.Credo che  l’ex assessore di Cristaldi sia destinato a stallarsi per la frammentazione della destra in tante frazioni e la sua è politicamente la più debole. Improbabile che possa arrivare al ballottaggio.
Il Re è sempre lui, Cristaldi. È l’obbiettivo di riferimento. Le strategie sulla scacchiera saranno indirizzate a dargli lo scacco. Il suo punto debole è che non dispone di pezzi importanti né in attacco né in difesa.I pochi pedoni che ha a disposizione sono destinati immediatamente al sacrificio. Ha una sola possibilità, far distrarre gli avversari sparigliando le loro mosse e farli eliminare a vicenda. Ma con quali pezzi?
Tutti gli altri candidati non sono altro che singoli pedoni.

sabato 12 aprile 2014

Le scale della mente



E se usassimo le ceramiche in modo educativo?
L’idea viene dal web, già qualche scuola ne ha fatto uno strumento didattico, ma nulla vieta che la potremmo realizzare nella nostra città e non solo nelle scuole. Invece di continuare a piastrellare i gradini delle scalinate emulando altre città, che diversamente dalla nostra, hanno una secolare tradizione ceramistica unanimemente riconosciuta a livello internazionale, usiamo le maioliche disegnandovi le care, vecchie e indispensabili tabelline aritmetiche. L’intento è quello di stimolare la mente al calcolo matematico; tutti ne usufruirebbero positivamente, bambini e anziani e per questi ultimi si colmerebbero quei vuoti di memoria e quello smarrimento tanto imbarazzante per chi ne è sottoposto. Sarebbero inoltre un luogo dove esercitare didattica in modo giocoso.
Credo che le scale della matematica costituirebbero un notevole richiamo e curiosità oltre che un motivo di orgoglio per l’intera collettività. Salirle o solamente osservarle farebbe bene alla mente.
C’è qualche candidato alla poltrona di sindaco disposto ad accettare la sfida?
Propongo la scalinata di Piazza Mokarta e la “Scala dei poverelli” che dalla piazzetta Ettore Ditta scende nel porto canale.