Cartesio


Non c'è nulla interamente in nostro potere,se non i nostri pensieri.
Cartesio

mercoledì 28 aprile 2010

Mazara tra recupero e degrado.



Avere il desiderio di far decollare Mazara tra le principali località turistiche della Sicilia, aspirare a farla diventare la capitale del Mediterraneo, non importa se con la ci maiuscola o minuscola, avere l’ambizione di volare alto con progetti di spessore e di grande respiro, mette tutti d’accordo, amministrazione e cittadini, politici di tutti gli schieramenti, di destra,di sinistra, di centro. Volare alto significa soprattutto dare una dimensione quanto meno vivibile e dignitosa alla città sotto il profilo non solo dell’arredo e del decoro urbano, ma soprattutto sotto l’aspetto della presentabilità. Ma non è così, se a tutt’oggi i maggiori monumenti cittadini sono in pieno degrado per l’incuria e l’abbandono o la scarsa manutenzione di chi ha competenza in materia o per gli atti vandalici cui sono stati oggetto di oltraggio. Se il centro storico urbano sembra assumere gradualmente un aspetto quanto meno civile nella pulizia delle strade e nel decoro di alcuni cortili, lo stesso non si può affermare per la periferia che appare una discarica a cielo aperto, anzi a strade a circolazione limitata. Si rende ormai improcrastinabile da parte dell’amministrazione o da parte della società di ambito ATO TP 2, un progetto di intervento e di bonifica mirato alla salvaguardia del territorio e al ripristino della normalità in termine di igiene ambientale a tutela della stessa salute dei cittadini. In nessuna parte della Sicilia è presente una tale incivile umiliazione del territorio, corroborata da una colpevole disattenzione da parte di coloro che hanno il compito di tutelarlo. Che si aspetta a prendere drastici provvedimenti nei confronti di coloro i quali si rendono responsabili di tali delittuosi comportamenti ? E’ dal risanamento ambientale che passa il rilancio della città attraverso il rispetto del territorio e dei suoi abitanti, per non far si che una parte di essi possa percepire la propria condizione di “figli di un dio minore”.

venerdì 23 aprile 2010

Tradimento e Ascarismo.

-“Il tradimento, che è nel novero dei comportamenti umani poco dignitosi, alligna in coloro che sono adusi ad applausi, alla pubblica adulazione, salvo poi dire tutt’altro quando il leader gira le spalle. Raramente il tradimento è nella coscienza di chi si assume la responsabilità di quello che pensa in privato e pubblicamente “ ( FINI )

-“ I traditori non si preoccupano più dell’opinione pubblica e pensano che basta coltivare il proprio orticello per sopravvivere o essere riconfermati nella carica ricoperta. Il traditore che entra in questa fase abbandona il senso della politica per dare alla politica un proprio senso personale. La politica diventa una ragione per risolvere i propri problemi e non più un terreno per affrontare le questioni della gente.” ( Cristaldi: I Traditori)

Il tema dei traditori è ricorrente nella politica e come tale riapre un dibattito di difficile soluzione. Ha senso in politica parlare di tradimento? Dire che su alcune vicende relative a quelli che sono i problemi del Paese, su alcune cosa da fare, si possono avere opinioni diverse è una dimostrazione di alto tradimento ? Esprimere una linea culturale dissimile su alcuni aspetti di rilevanza politica, sociale, etica, significa passare per traditore di un progetto incentrato sull’unicità di pensiero e sul carisma messianico? Il recente scontro tra Berlusconi e Fini ha dimostrato che se non ci si omologa al pensiero carismatico si è traditori. Se il sistema correntizio, inteso anche come espressione di pensiero culturale, è percepito come ripugnante dalla concezione assolutistica che ha della politica il premier , alla quale ha visto prona la nutrita schiera dell’ascarismo berlusconiano, allora qualcuno deve spiegare il senso della formazione di tanti movimenti di pensiero che si coagulano attorno ai tanti notabili della variegata costellazione pidiellina, a incominciare dalla recente formazione di PDL Destra facente capo al sen. Nania. Aspettiamo con interesse che la stessa linea venga sancita per l’affaire Sicilia . Quel che vale per Fini deve valere altrettanto per Miccichè, per Alfano, per Nania, per Schifani, per D’Alì. Altrimenti siamo alla farsa.

venerdì 16 aprile 2010

Solo semplici parole

Saranno parole magari un po’ in disuso, magari un po’ fuori moda, però le proponiamo a tutti i consiglieri comunali perché facciano lo sforzo di imparale: decoro, serietà, integrità, legalità,sobrietà, stile, moderazione, dialogo, pacatezza, altruismo, condivisione, libertà, dignità, responsabilità, partecipazione, cultura, rispetto, democrazia, umanità, bellezza, doveri, diritti, onestà, accoglienza, comunità, integrazione,futuro, fatica, lavoro, amore, speranza e prospettiva, utilità, felicità.
Sono Parole semplici che, però, segnano una differenza culturale del modo di fare politica al servizio dei cittadini.

giovedì 15 aprile 2010

La politica e il linguaggio da bar.

“ la conosco troppo bene, tanto che mi ha mandato due suoi scagnozzi”
• “ Lei è un incantatore di piazza, un gran bugiardo, Pinocchio è niente ai suoi confronti”
• “ persone che potrei schiacciare come si dice simbolicamente con un dito”
• “ Qui dentro c’è gente pronta a tagliare la testa”
• “ Lei deve smettere di minacciare”

Le frasi appena elencate non sono appunti per un canovaccio di scene rusticane, ma estratti di scambi di accuse tra consiglieri e sindaco durante la seduta del consiglio comunale di Mazara del Vallo del 23 Marzo 2010 svolta in un clima surreale ed incandescente. Quel ricorso all’uso di parole improprie ha fatto assumere significati forse non voluti e ha rischiato di causare tensioni ed esasperazioni degli animi. In questa nostra società spesso diciamo e urliamo troppo, tanto che essa somiglia sempre più a una società di “strilloni” oppure ad un mercato rionale. Si brandisce la parola come arma di offesa. In altre società più evolute, la parola ha importanza e va soppesata, va mediata, va meditata e solo dopo essa va espressa, soprattutto se quando si dice qualcosa questo può scatenare delle alterazioni di significato. La Parola mette in moto passioni, pulsioni e sentimenti, li fa interagire con l'ambiente, lo condiziona, lo orienta fino a generare in esso conseguenze delle quali si è poi responsabili. Le parole possono illuminare o confondere, aiutare o danneggiare, costruire o distruggere.
Fintanto che si è al bar si può dire tutto quello che si vuole tranne smentire in seguito, ma una cosa è quello che si dice tra un bicchiere di vino e una birra e un’altra cosa è parlare quando si ha la responsabilità di ricoprire una carica e si è investiti di un ruolo pubblico di rappresentanza agli occhi della città.
L'esasperazione del linguaggio, la polemica sterile, la denigrazione e la demonizzazione dell' "altro", le condanne senza appello, le maldicenze, il sospetto e la calunnia oltre ad avvelenare le relazioni, inaridiscono e rendono i rapporti con la politica più difficile. Il linguaggio ne esce sporcato dall’uso improprio di termini che mirano ad eccitare le sensibilità più grossolane allo scopo anche di soddisfare l'ego personale. Si diffondono così dei cattivi messaggi che possono creare confusione a scapito della chiarezza, della vera comprensione e della serenità di giudizio, con fine di contagiare gli stati d'animo e le opinioni.
Se da un verso la parola può fare innamorare, può affascinare, può conquistare; il suo eccesso, però, può distruggere e avvelenare gli animi, inibire le speranze, cavalcare il disagio, rendere più incomprensibile la realtà, fino a diventare uno strumento di denigrazione e di mistificazione dell’avversario politico.
Essa può ,addirittura, mettere a rischio la vita la convivenza civile e il confronto democratico. Per questo si sente necessariamente il bisogno di fare un uso misurato ed equilibrato della parola. Senza equilibrio e senza misura della parola si va incontro ad un inaridimento della democrazia e del confronto politico e si induce i cittadini a diventare sempre più scettici e rabbiosi verso la politica.

lunedì 12 aprile 2010

L’Olocausto del PDL.


Dico al mio ex amico Angelino Alfano, che è molto ottimista su una riunificazione del Pdl, che non vorrei che gli finisse come agli ebrei ottimisti di Germania , chi foru chiddi ca ristaru ddra” (i quali alla fine sono rimasti là) .

Una frase riferita in dialetto da Gianfranco Miccichè a proposito del ritorno all’unità nel Pdl siciliano, spaccato in due gruppi all’assemblea regionale.

Ci piacerebbe a questo punto sentire dall’On. Miccichè , sempre con la sobrietà di linguaggio che lo caratterizza, chi è il Martin Bormann del PDL?




venerdì 9 aprile 2010

Pillole

Il sen. Emilio Colombo, nel compiere i suoi 90 anni, dopo avere ammesso di avere fatto uso personale di cocaina “per ragioni terapeutiche “ dovute allo stress da lavoro, confessa: «Nella vita, ogni persona tenta di inviare dei messaggi positivi. Tra quelli negativi, da parte mia, c’è questo episodio. Per il quale oggi, in piena onestà, mi sento di dover chiedere scusa al Paese. Sì, di chiedere scusa ».

Chissà se c’è qualche politico nostrano pronto a chiedere scusa per avere inviato messaggi negativi che hanno arrecato danno all’immagine della città?