Cartesio


Non c'è nulla interamente in nostro potere,se non i nostri pensieri.
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mercoledì 19 agosto 2020

Mazara nel centenario di Pietro Consagra - Ottobre 1920 – 2020


Inizio in sottotono delle celebrazioni dello scultore mazarese, mentre rimangono freddi i rapporti tra l’Archivio “Pietro Consagra” e la Città.

 foto di Luigi Tumbarello

C’era attesa da parte della città degli eventi programmati dall’amministrazione comunale nell’ambito del centenario della nascita di Pietro Consagra (Mazara 1920; Milano 2020). In considerazione, anche, che la ricorrenza dei cento anni dalla nascita sancisse il momento della cucitura dei rapporti, assai deteriorati, tra l’Archivio Consagra e la sua città di origine. 
Sono sempre stati rapporti complessi, quelli dell’artista con i suoi concittadini, che hanno origini lontane, a partire dagli anni sessanta.
E’ una strana storia, fatta di proposte, progetti, critiche, veti, ripensamenti, finanziamenti, impegni politici, promesse e delusioni. Tutto ha avuto inizio negli anni ‘80, quando, visitando la sua Città nativa, Pietro Consagra rimaneva infastidito dall’insolente presenza del Palazzo della Città, l’alieno, come usava dire, che nella sua anonima bruttezza, devastava la piazza più bella, ne annichiliva l’armonia, ne umiliava la storia.
L’artista si mostrava ancora più severo con quelli che Lui considerava, ingenuamente, i suoi paesani, i quali con il loro silenzio e la loro indifferenza, si erano supinamente assuefatti al mostro senza che da costoro venissero prodromi di reazione e manifestazioni di rigetto. E’ al ritorno a Roma e poi a Milano che il maestro inizia a progettare, secondo la sua filosofia della città frontale, una grande opera scultorea che nascondesse l’alieno, e che desse alla piazza e alla sua bellezza architettonica, una prospettiva di affascinante violenza dal punto di vista artistico.

Il progetto della Facciata, inizialmente accolto con perplessità e riserva, più volte ridimensionato, rivisto, ridisegnato, veniva finalmente approvato dall’a.C. Del tempo e finanziato dalla regione. Contraria  al progetto una roboante mediocrità culturale cui era devota una parte dei così detti tecnici professionisti, con a capo geometri, ingegneri e architetti locali, ai quali si  associava in mutuo soccorso la Bella Addormentata dell’intelligence della Soprintendenza ai BB.CC. Fino ad allora assente, dormiente o distratta nei confronti dell’alieno, la quale, risvegliatasi bocciava seduta stante, con argomentazioni poco convincenti, il nuovo progetto, senza capire di che cosa si trattava. 
Quelle ambiguità di fondo, le arretratezze culturali, le ottusità burocratiche della soprintendenza ai BB.CC. L’assenza di una vera politica culturale da parte delle amministrazioni comunali, che avrebbero dovuto difendere politicamente l’opera del grande artista mazarese, hanno fatto perdere a Mazara una occasione storica per un effettivo rilancio sul piano artistico e turistico.
Quella bocciatura senza argomentazioni valide procurò una ferita profonda nell’artista, mortificando la sua creatività e gettando i presupposti per un suo ripudio verso quella città irriconoscente e soprattutto profondamente provinciale.
L’alieno in seguito sarà demolito e sostituito da una costruzione minimalista, anonima, piatta, insignificante sul piano architettonico e soprattutto artistico, nonostante il tentativo di qualche bassorilievo inserito frontalmente per farlo emergere dall’insignificanza. Il tutto con il placet di quella Soprintendenza sempre assopita.
L’amore di Pietro Consagra verso il suo “paese” è stato tale che nel 1964 regalò ai suoi concittadini la fontana, una scultura bronzea che sarà collocata nella piazza Mokarta antistante il lungomare; anni dopo, donò anche l’intera sua opera grafica, una scultura in marmo e una machette in bronzo, esposti oggi nell’apposita galleria museo, intitolata al maestro,  del collegio dei gesuiti.
foto di Luigi Tumbarello
 La fontana con il gruppo bronzeo non viene capita e compresa dai mazaresi, anzi, viene persino derisa e schernita. Abbandonata a se stessa, umiliata dall’indifferenza delle varie amministrazioni che negli anni si susseguono, offesa dall’incuria e da interventi irresponsabili e raffazzonati per quanto riguarda il sistema idrico, l’opera d’arte ha subito nel tempo la violenza delle intemperie, il degrado e la perdita di alcune placche metalliche.  Qualche anno fa, una relazione degli inviati dell’archivio Pietro Consagra, scesi appositamente da Milano, per documentare le reali condizioni del gruppo scultoreo, definiva in forma tranciante, che la fontana e gli elementi scultorei si trovavano in condizioni penose, di indicibile deterioramento creando sconcerto e irritazione da parte dell’archivio Consagra.
La bocciatura della facciata e il disinteresse per le condizioni della fontana, accentuarono nello scultore la delusione e soprattutto la consapevolezza di essere stato tradito dai politici, causando ferite non più rimarginabili. É l’inizio di una incomprensione tra lo scultore e i suoi concittadini, che gradualmente si trasformerà in una cesura che traccerà un solco profondo colmo di amarezza, di delusione. Consagra non ritornerà più nel suo “paese”.
A pochi chilometri di distanza, Pietro Consagra era stato chiamato da un politico culturalmente raffinato, eclettico, amante dell’arte, e soprattutto un vero e sincero amico, che lo avrebbe invogliato a esprimere pienamente tutte le sue energie creative. In quegli anni si doveva costruire Gibellina distrutta dal terremoto. Nella costruenda cittadina belicina ha di fatto materializzato le sue teorie della Città frontale. Gibellina divenne un museo en plai air di istallazioni frontali progettate e realizzate da Consagra. Alla sua morte,lo scultore ,nel suo testamento, espresse la volontà che fosse Gibellina il  luogo dove tumulare le proprie spoglie.
Fu uno schiaffo ai suoi ex paesani.  Quel 20 luglio del 2005, nessun rappresentante ufficiale né il gonfalone   della città nativa furono presenti a rendergli omaggio alla sua tumulazione né ai funerali solenni in Campidoglio di qualche giorno prima.  Nel cimitero di Gibellina era presente un anonimo assessore disperso tra la folla. Questa è stata la gratitudine dei mazaresi.
Il centenario era e rimaneva l’occasione unica per mostrare al mondo che Mazara non è irredimibile nei confronti del suo più famoso artista. Si riponeva la speranza in un superamento delle incomprensioni con l’Archivio Consagra attraverso l’organizzazione di eventi che onorassero il debito verso il maestro, un riconoscimento, seppur tardivo. Eventi che costituissero anche un richiamo per la città e l’arte, la cultura e il turismo. Ma è mancata, all’interno della stessa A.C., una struttura di competenze adeguate, con capacità di ordire quella trama di avvicinamento e di inizio di un dialogo che potesse superare quella chiusura e quel tranciante diniego a ogni forma di collaborazione da parte dell’archivio Consagra.
Così come ha fatto la vicina Marsala, che nell’anticipare di un anno il centenario della nascita, ha organizzato una bella mostra sulle opere dello scultore mazarese con il sostegno della Fondazione Archivio Pietro Consagra, richiamando l’attenzione dei media nazionali e internazionali,  nonché migliaia di visitatori.
Anche Gibellina, stanziando oltre trenta mila euro, ha iniziato, nella ricorrenza del centenario, a fare restaurare la Città di Tebe, le sculture scenografiche della città frontale che l’artista aveva creato Oedipus Rex.
Speranze e aspettative andate deluse.
 Per quanto riguarda la città, il solo Istituto Euroarabo, una associazione culturale, ha voluto commemorare autonomamente i cento anni dalla nascita dell’artista, organizzando una interessante tavola rotonda con contributi di studiosi diversi che hanno composto il ritratto di Consagra scultore, architetto, progettista, intellettuale a tutto tondo.
 Da parte dell’amministrazione, degli ambiziosi progetti preceduti da roboanti annunci nei mesi scorsi, della straordinarietà degli eventi che avrebbero dovuto essere organizzati, non vi è traccia alcuna.
Per i cento anni di Consagra, l’Amministrazione comunale si è limitata a organizzare una serata di testimonianze, di intermezzi musicali, di videate, di proiezioni di parti di registrazioni televisive, di letture, non certamente esaustiva, per quanto riguardano i rapporti e le relazioni tra l’artista e i suoi ex paesani, tra l’Archivio Consagra e le amministrazioni che nel tempo hanno governato la città.  Ci si aspettava altro. Nessuna parola è stata proferita in proposito, né un mea culpa da farsi perdonare. Nessun solco da colmare, nessuno strappo da ricucire. Non è stato un buon segnale per commemorare Pietro Consagra.
 Annunci con le solite, rituali, generiche promesse di ricollocare e restaurare le opere scultoree e grafiche del Maestro in un museo che le renda visitabili dai cittadini, come se le stesse opere non fossero già fruibili nel museo da decenni. L’avere minimizzato i contrasti con l’Archivio Consagra, non ha contribuito a saldare il debito del suo paese originario con l’Artista.
L’altro progetto che prevede il restauro della fontana con il gruppo bronzeo, sembra, dopo tanti annunci retorici, avviato a trovare uno sponsor tecnico che si faccia carico del finanziamento e della ricerca di una impresa per i lavori di restauro. Tutto l’iter progettuale, già dalle prime fasi, si è mostrato incerto e contraddittorio da parte dell’amministrazione. Dopo dichiarazioni e foto di rito dei mesi scorsi, in cui si prospettava che a collaborare sarebbe stato l’Istituto Centrale del Restauro di Roma, è di qualche giorno fa la comunicazione sul sito ufficiale del Comune, che il progetto del restauro, a seguito di una convenzione con la Soprintendenza di Trapani, è stato elaborato dai tecnici restauratori della Soprintendenza.  Ironia della sorte: quella Soprintendenza che aveva bocciato la facciata.
foto d Luigi Tumbarello
Sarà il Comune a bandire una gara per la ricerca dello sponsor tecnico. Questo significa che dalle casse comunali non sarà versato un solo euro per il restauro. Soluzione che genera delle perplessità sul piano della realizzazione, conoscendo i tempi e le pastoie imposte della burocrazia. Se il restauro sarà realizzato, sarà senz’altro un merito di questa A.C.
 Si potrebbe investire la somma risparmiata per realizzare un importante evento culturale e artistico di spessore internazionale. Sembra che non vi siano progetti a tal proposito.
(Questo mio post è stato pubblicato recentemente su Primapagina Mazara)