Cartesio


Non c'è nulla interamente in nostro potere,se non i nostri pensieri.
Cartesio

domenica 27 gennaio 2019

Nasce a Mazara “Partecipazione Politica”. Nuovo soggetto politico.

Salvatore Quinci

E così è iniziata la campagna elettorale all’insegna di Io ci sto, senza grandi sogni, senza metafore. Senza effetti speciali, si fa per dire. Sul palcoscenico un noto cantante di una band locale mentre scorrono sullo schermo le immagini della città. La bellezza è il soggetto visivo. Poi interviste a chi ha scelto di trasferirsi dal nord a questo estremo lembo della sponda nord del mediterraneo.
Balza nell’occhio la scenografia pulita e ammiccante con tanti mani colorate alzate in alto e la scritta Partecipazione Politica. Gruppo Civico Mazara.
Ma l’attenzione è rivolta a quella frase scritta a caratteri cubici e che sarà il tormentone della loro campagna elettorale: Io ci sto.
Come slogan è un po’ vecchiotto, ha avuto grande successo sui social essendo il punto di forza del messaggio di una grande banca italiana di qualche anno fa. Non è originale ma fa effetto.
Io ci sto, è l’invito a metterci la faccia, a uscire dall’inedia e dall’indifferenza, a fare qualcosa se si vuole che le cose cambino, perché il cambiamento non avviene da solo, ma richiede impegno, dedizione, energia, solidarietà, fantasia, entusiasmo. Insomma smuovere le chiappe e dimostrare di non essere bamboccioni, perché le cose se non li cambi tu non li cambierà nessuno per te.
Dalle parole ai fatti. E venne il tempo del passare all’azione. Dopo tanti mesi di accurata preparazione, il think tank, progettato e costruito da Salvatore Quinci insieme a tanti altri giovani, ha rotto gli indugi e, uscito dall’incubatrice, ha varcato i confini della politica locale.
C’è un tempo per seminare, c’è un tempo per raccogliere è scritto nel Qohèlet.  Basta tergiversare, occorre conquistare visibilità, uscire allo scoperto, dare sostanza alla curiosità e alle indiscrezioni intorno a questo nuovo soggetto politico. Devono spiazzare i professionisti della politica, anticiparne i tempi, perché di sirene in giro ce ne sono troppe.  Un parterre zeppo dì giovani professionisti, di piccoli imprenditori, di insegnanti, di donne, di simpatizzanti e soprattutto del mondo del volontariato. Molti i curiosi in sala.
Conversando con un amico giornalista l’unico aggettivo appropriato nel descrivere quel bagno di folla è “Straordinario”. Osserviamo quel via vai di gente, volti noti e anonimi, di area politica trasversale.
Spicca la presenza della sinistra, dei volti noti di quello che una volta era il PD. Non per niente si considera il nuovo soggetto un vasta area dei delusi del Partito Democratico. Prove di alleanza? Per adesso solo presenza di cortesia. Se son rose fioriranno. Ma le rose a volte sono spinose.
Colpisce il nuovo linguaggio, quello della tecnologia, lontano anni luce dalla vecchia retorica dei partiti tradizionali. Il tema di fondo è quello di avvalersi delle nuove tecnologie come nuove forme di lavoro. Attrezzarsi perché il futuro è già presente e il presente scorre troppo veloce. Il nuovo linguaggio rappresenta un potente segnale politico, inequivocabile, chiaro, frastornante. Chi non si adegua resta fuori per sempre. Cambia anche il linguaggio della comunicazione. Il resto è un contorno di routine, tra slide, filmati, interventi di rito, un poco di retorica e qualche selfie. Ma ormai il dado è tratto.

sabato 19 gennaio 2019

Requiem per i futuristi?

Costituente futurista
Adesso che fare? Un rifiuto dietro l’altro accompagna il processo di successione in seno al movimento mazarese I Futuristi . Una guerra intestina, una ribellione silente intrisa di mal di pancia e di distinguo, che insieme a una sequela di non possumus hanno messo in corto circuito questa formazione priva d’identità, dalle velleità impossibili, tenuta in vita finora dalla egemonia incontrastata di Cristaldi. E come spesso accade nella storia, se un sovrano non lascia né designa eredi, genera, all’interno della corte, delusioni accompagnate da risentimenti e ripicche. È accaduto all’atto della presentazione alla stampa, quando Cristaldi ha disegnato in tondo, seppur con l’inchiostro simpatico, il profilo del suo successore, ”che aveva studiato su libri diversi”. Ciò ha indotto malumori, spasmi addominali e manifestazioni allergiche tra quanti in questi dieci anni erano stati suoi supporter, addirittura tuonando minacce di diserzione. In tal modo hanno fatto fallire il progetto di una possibile candidatura del dott. Giuseppe Bianco, evidentemente di diverso DNA politico.( ci sia consentito il dubbio della fattibilità di tale progetto) E poiché non si è mai visto un sovrano che nomina suo erede un vassallo ribelle, si è cercato di porre una toppa allo strappo generato all’interno dei Futuristi, cercando una candidatura inclusiva, esterna, anche se non di area, ben vista dalle varie componenti e che ne garantisse lo status quo. Non che la piazza offrisse molto, ma l’individuazione del giovane e stimato imprenditore Davide Palermo era la figura ideale per riappacificare le varie anime, alla luce anche dell’ufficializzazione, fatta da Cristaldi, di ricandidarsi per la terza volta in quel borgo di Calatafimi Segesta, dove aveva esercitato per due mandati la carica di primo cittadino. Scelta, questa, che depotenzia e rende impercorribile quella condizione di continuità richiesta al papabile candidato. Si dice dalle nostre parti, “non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca”. Con buona pace di quel dogma della continuità, cappio in cui nessun amministratore intende ficcarci la testa.
Il non possumus di Davide Palermo spariglia tutto il progetto futurista, in piena crisi compulsiva, alla ricerca di un candidato di forte caratura politica e soprattutto sociale. Non è da poco, e se non lo si trova, non è detto che l’apparente coesione politica possa reggere. Nè tanto meno, la soluzione possa essere cercata all’interno del rassemblement futurista. Adesso la parola passa al socio di maggioranza di questo gruppo, a quell’ Osservatorio Politico che ha la golden share del futuro dei futuristi.
E non è detto che in un gioco di sfilacciamento e orditura, non possano sorgere nuove alleanze.




sabato 12 gennaio 2019

L’annosa questione di dare al liceo mazarese una sede dignitosa


 Mazara del Vallo:Il centro polivalente di cultura (ph.L.Tumbarello) già Collegio dei Gesuiti

Rispunta in perfetta cadenza ciclica la querelle sull’allocazione del Liceo Classico, mentre gli studenti e i genitori interessati sembrano affetti da sindrome catatonica.

La scusa, una delibera del LCC, consorzio che sostituisce la ex Provincia regionale di Trapani, nella quale, in un programma di ridimensionamento della spesa, anche per la contrazione dei trasferimenti delle somme da parte della regione, si prospettano significativi tagli alle spese di locazione per gli istituti scolastici di pertinenza del LCC. Tra questi istituti, la vittima di maggiore prestigio è il Liceo “G. G. Adria–Ballatore” già Liceo Ginnasio “G. G Adria” di Mazara.
Il comune di Mazara, subito attivato, mette a disposizione i locali dell’ex complesso S. Agostino, anche se bisognoso di interventi che ne assicurino l’agibilità e l’idoneità. Proposta che non pare possa avere una conclusione positiva. Chi dovrebbe assumersi l’onere economico? Il comune o il Libero Consorzio? Nel secondo caso non si giustificherebbe tutto questo bailamme se da una parte si tagliano le spese e dall’altra parte si dovrebbero aumentare per un immobile di non proprietà.
Nel contempo scatta un opera di sensibilizzazione dell’opinione pubblica con prese di posizione e interventi, tra i quali questo blog, affinché Mazara non venga privata del suo storico Liceo.
Si cercano sedi idonee nelle quali allocare il Liceo.
Si mobilitano i social, e tuttavia sembra che studenti, genitori e insegnanti siano colpiti da sindrome catatonica, come se la cosa non li interessasse, pur essendo loro le vittime sacrificali. La singolarità di qualche scialba e formale protesta si limita all’incontro formale non con il commissario del Libero Consorzio, sarebbe stato quanto meno opportuno e doveroso, ma con il sindaco, il quale cerca di mettere una toppa all’incredibile e sconclusionata vicenda.
Ci si aspettava occupazione dell’istituto, proteste di piazza e cortei di genitori e dell’intera comunità scolastica in difesa della più antica e prestigiosa istituzione scolastica della città e dell’intera valle del Belice. Dobbiamo dare ragione al compianto Padoa Schioppa che definiva i nostri giovani “bamboccioni”.
Intanto impazzano, come catene di S. Antonio, sui social e nei gruppi Whatsapp le proposte più strampalate di ricognizione delle sedi idonei nelle quali allocare il Liceo.
E così, ancora una volta, ritorna il refrain della restituzione dei vecchi locali dell’ex Collegio dei Gesuiti, antica sede del Liceo.
Avevo già scritto, e sono passati dieci anni da allora, dell’impossibilità di un ritorno del Liceo nella sede d’origine. Leggi: Come si costruisce un paradosso


Lo scalone dell'antico Collegio dei Gesuiti per tanti anni sede del Liceo (classico e scientifico) e del Ginnasio.( per gentile concessione di Mazara forever)

E se dieci anni fa le precarie condizioni strutturali dell’edificio lo rendevano inagibile e inidoneo a ospitare una scuola di tale livello, oggi lo è ancor di più, essendo stato abbandonato a se stesso e senza che siano stati richiesti finanziamenti per completare il Centro Polivalente di Cultura del suo naturale sbocco strutturale con il piano nobile. La mancanza di una richiesta di finanziamento ha penalizzato l’intero complesso architettonico, non potendo allo stato attuale disporre di tutti gli spazi intimamente connessi con quelli fruiti al piano terra, al fine di potere svolgere appieno le proprie attività polifunzionali.
Il completamento del progetto dovrà essere necessariamente ripreso dalla prossima amministrazione comunale se si vuole fornire la città di un gioiello culturale che rappresenti non solo una fucina di cultura, ma un enorme richiamo sul piano turistico.
Nel frattempo auguriamoci che le parti culturalmente più sensibili siano, almeno loro, pronte ad attivarsi per scongiurare la morte del Liceo “G.G.Adria”.

martedì 8 gennaio 2019

Il Libero Consorzio Comunale e il progetto di deportazione degli alunni del Liceo "G.G.Adria" di Mazara


L'attuale sede in locazione del Liceo Cassico "G.G.Adria" di Mazara del Vallo


Il problema delle sedi scolastiche: Un esempio di incapacità di visione politica e di scellerati sprechi. L’indifferenza verso la scuola porta a risultati disastrosi.

Avere abolito le province e averle fittiziamente surrogate con fantomatici quanto inopportuni Liberi Consorzi Comunali, ha fatto venire al pettine annose questioni non risolte e raffazzonate con pressappochismo, tra le quali emerge, per le conseguenze drammatiche generate, la questione delle sedi delle scuole fino a oggi di competenza delle ex province.
La situazione assurge aspetti cinici se gli interessi della popolazione scolastica vengono subordinati esclusivamente a questioni finanziarie assoggettate al solo obbiettivo di risparmiare sulle spese delle locazioni delle sedi dipendenti dall’ex provincia. Né chi ha la responsabilità pro tempore di questi fantomatici quanto ambigui Liberi Consorzi comunali può giustificare scellerate proposte fatte di accorpamenti di sedi e soprattutto di deportazioni di centinaia di alunni in nome del risparmio e di taglio agli sprechi.
Tali proposte non si curano né della didattica, né della logistica, nè delle infrastrutture, né tanto meno dello stravolgimento della vita stessa di migliaia di famiglie e di intere comunità. Scelte che hanno solo lo scopo di far morire prestigiose istituzioni scolastiche che hanno fatto la storia, plasmato intelligenze, sviluppato culturalmente la società e le comunità non solo di questo territorio o di questa provincia.
Mazara è una delle città ad essere maggiormente offesa da simili cervellotici progetti che se attuati, farebbero scomparire uno dei più prestigiosi Licei dell’intera provincia di Trapani, il Liceo “Adria-Ballatore” già Liceo Ginnasio “G.G.Adria”, fucina umanistica e di formazione dell’intera Valle del Belice oltre che di quella mazarese.
Così il Libero Consorzio di Trapani, secondo le brillanti intelligenze dei suoi addetti alla politica di razionalizzazione scolastica, se la proposta di trasferirne la sede nei locali dell’I.I.S.S. “F.D’Aguirre – Dante Alighieri” di Salemi, dovesse essere accettata dalla regione, condannerebbe a morte sicura il Liceo “G.G.Adria”.
Proposte talmente idiote che non tengono in considerazione né il problema logistico del trasporto, né le difficoltà di raggiungere una sede così disagiata. Non considerando che tali disagi si ripercuoterebbero sugli studenti, sulle loro famiglie e sull’intero personale scolastico, con tanto di benedizione per la didattica e il processo formativo. Inoltre costringerebbero gli studenti mazaresi, pur di non subire l’umiliazione della deportazione, a chiedere l’iscrizione al liceo di Castelvetrano, meno disagiato da raggiungere, con l’aggravante, però, che essendo tale sede inadeguata per accogliere un tale numero di alunni, si sarebbe costretti a dover rimodulare gli orari delle lezioni con inevitabile ricorso ai doppi turni. Di male in peggio.
Una simile soluzione, che non terrebbe conto né della realtà del territori, nè della storia e delle tradizioni del Liceo “Adria”, non farebbe altro che umiliare un’intera collettività,finendo con  incidere profondamente e negativamente sulla formazione e crescita culturale e sociale delle prossime generazioni.
Tutto ciò è motivo sufficiente per fermare questo folle progetto, facendo appello all’amministrazione cittadina, a tutte le forze politiche, le associazioni culturali e quelle delle categorie professionali affinché si mobilitino e propongano soluzioni alternative, anche di proprietà comunali, per salvare il liceo “ G.G.Adria” di Mazara.

mercoledì 2 gennaio 2019

Ri-sorge a Mazara il movimento politico “ Futuristi”

Pippo Rizzo: vele,1925


Confesso che quando un amico mi ha invitato alla presentazione del movimento politico “Futuristi”, subito la mente tornò indietro a quei primi anni del 1900. Avevo appena finito di leggere “M. Il figlio del secolo” di Antonio Scurati, e ancora fresche si riverberano le immagini e la descrizione degli eventi di quel dopoguerra, in quel proscenio confuso e delirante in cui il caos regnava incontrastato mentre i deliri di D’Annunzio e la violenza verbale di Marinetti s’incuneavano tra le piaghe dolenti delle ferite lasciate dalla vittoria mutilata.
Mi incuriosiva più del nome, la motivazione del perché veniva ripartorito un movimento tenuto per anni a bagnomaria, finora privo di un organigramma e di un progetto, e tuttavia incombente e presente nella vita politica cittadina.
Non che mi aspettassi fanfare e gagliardetti, baionette e eia eia. Non riuscivo a immaginare in quel locale un Marinetti che proponesse di distruggere i musei, le biblioteche, di assassinare il chiaro di luna, di glorificare la guerra,” sola igiene del mondo”, le belle idee per cui morire e il totale disprezzo della donna. Né che immaginassi che il poeta futurista potesse avere degli epigoni tra i promotori della conferenza.
Tuttavia mi interessava la lettura del neo manifesto futurista.
Apprezzo la sobrietà dell’intervento del sindaco di Mazara Nicola Cristaldi, la pacatezza del tono, la ricerca della morbidezza lessicale, l’espressione meditata, la parola filtrata da ambiguità interpretative. Il momento è solenne, delicato, perché nulla deve apparire agli osservatori come un pacchetto preconfezionato.
Cristaldi non si rivolge ai suoi, tutti seduti in prima fila, ma il suo sguardo ispezione, a 360°, come fasci fotonici della lanterna di un faro, l’intera sala. Guarda uno per uno i presenti, soprattutto coloro che idealmente gli sono distanti.
Sa di essere sottoposto ad un esame severo, e non può permettersi di stonare una nota. Non gli verrebbe perdonata. Ha scritto bene la parte, e attacca con il suo eloquio forbito, distaccato, disincantato dalle umane cose, lui che “dalla politica ha avuto tanto a livello nazionale, regionale, locale” e riconoscimenti sul piano creativo.
                                        

Art 1   .           Il Movimento politico-culturale “FUTURISTI” (di seguito Movimento) è un’organizzazione politica e culturale, ispirata ad una visione spirituale della vita, che intende garantire la dignità e gli interessi del popolo italiano nella continuità storica delle sue tradizioni e nella prospettiva di una più vasta missione Mediterranea ed Europea.
Art. 2.            Il Movimento si prefigge di assicurare al popolo il benessere attraverso la politica della rivalutazione dei beni culturali ed ambientali nonché di ogni forma di economia compatibile con il rispetto e la salvaguardia dell’ambiente e delle tradizioni. Intende l’arte come principale veicolo delle espressioni umane, sia per la memoria di ciò che il popolo italiano è stato, sia per affrontare le continue sfide del futuro. Promuove la cultura del rispetto per ogni espressione umana che si muove per affermare le proprie opinioni senza ledere il diritto di altri. Organizza e promuove manifestazioni ed eventi culturali in linea con il programma politico del Movimento.

La giornalista legge con voce tremolante e ansimante, alterata dall’emozione, i due articoli dello statuto fondativo. La summa, il canone, la regola, il metodo, l’obiettivo.
Il futuro in solo due articoli.

Non c’è spazio per la violenza della parola di Marinetti. La scena è per i pittori, artisti quali Boccioni, Carrà, Balla, Pippo Rizzo. L’unica violenza è quella dei colori impressi sulla tela, è il violento dinamismo della forma; è un continuo elogio dell’arte, somma espressione umana, l’unica per la quale vale la pena di lanciarsi nelle grandi sfide.
La sola equazione possibile della neo politica futurista è Arte e ambiente uguale turismo. Il resto se non è noia è marginale.

Niente a che vedere con quello di  Marinetti e dei futuristi che si scagliavano contro il turismo e le città d’arte: “Ripudiamo la Venezia dei forestieri, mercato di antiquari falsificatori, calamita dello snobismo e dell’imbecillità universali... bruciamo le gondole, poltrone a dondolo per cretini”.
                                                                    Ph: L.Tumbarello

La cultura è il volano che farà decollare verso una crescita felice. Guai a trascurare o abbandonare il percorso intrapreso in questi dieci anni di sindacatura. L’invito è sulla continuità. Il futuro viene tracciato secondo il binario disegnato, e non sarà consentito deviare. Perché il capotreno sarà a vigilare il macchinista.

Qualche parola di sufficienza sulla politica dei partiti. Il rispetto per qualcosa che ha dato tanto ma che oggi appare inadeguata e incapace di dare prospettive a lungo termine. Il rispetto anche per i politici, governo e opposizione, giudicati modesti e impreparati, votati all’insignificanza.

Non ha intenzione di abbandonare il campo il sindaco di Mazara. Ha ancora tanto da dare in progetti, idee, fantasia. Dipendesse da lui, resterebbe altri cinque anni nella sua città, per lui diventata” piccola grande capitale multiculturale.” Tuttavia non è insensibile agli squilli di tromba extra moenia.

E su questo richiamo si veleggia nella fantasia, si sogna e si disegna un movimento in veloce dinamismo, con ambizioni alle quali non si pongono limiti, con lo sguardo e il pensiero rivolti fuori dalle mura. Si guarda oltre. Si immaginano nuovi scenari e si plasmano nuove piccole capitali culturali. Castelvetrano con i suoi cortili e Selinunte.  La città di Giovanni Gentile sarebbe la ciliegina sulla torta. Potrebbe essere una di quelle sfide impossibili. Perchè no?
E se fosse possibile un ritorno al passato? Là dove il primo amore non si scorda mai, dove si sono profuse le prime espressioni creative che hanno attirato l’attenzione dei mass media nazionali e esteri. L’ambizione c’è, tuttavia bisogna riconquistare l’antico entusiasmo degli elettori di Calatafimi–Segesta. E non sarà un particolare da poco.

Calatafimi -  Segesta Ph.L.Tumbarello

Il suo erede? Intanto le porte della sua creatura sono aperte, senza distinzione di tessera.
È consapevole che questa commistione di background politico farà storcere il naso agli esegeti del purismo ideologico, ma la sfida è lanciata. Il dialogo innanzitutto, la convergenza tra persone che “pur essendosi formati su libri diversi” hanno stessa visione di quella che deve essere la via maestra sulla quale avviare una politica verso il futuro, priva di steccati, di pregiudizi, luogo di incontro e non di scontro. Mazara come laboratorio politico inclusivo, dove non vi sia distinzione tra guelfi e ghibellini, tra bianchi e neri, in cui i ponti sono costruiti senza un confine tra il noi e l’altro, nel rispetto reciproco delle regole. Altro che futurismo. Siamo in pieno ecumenismo.
“Ormai si è usciti dalle categorie tradizionali; sono caduti i pregiudizi, la politica dell’ideologia non rende più; i risultati del movimentismo dilettantistico sono modesti e fuori dalla realtà.” Non sono sufficienti lo spontaneismo e la buona volontà, in se stessi lodevoli come impegno politico.
Ph.L.Tumbarello

Di certo, chi lo sostituirà “dovrà avere uno spessore culturale e professionale adeguato, una personalità che goda unanimità di stima e apprezzamenti sul piano sociale e politico”. Il ritratto del suo successore è stilizzato ma abbastanza riconoscibile. Tuttavia “per la designazione vi sono ancora delle formalità da rispettare”.  E tra quelle formalità potrebbero incunearsi risentimenti, delusioni, aspettative tradite, ripensamenti. Non ultimo, il successore si dovrà muovere lungo quei due soli articoli. Ma che spazi di manovra potrà avere?
Questa la domanda che non è stata posta.