Cartesio


Non c'è nulla interamente in nostro potere,se non i nostri pensieri.
Cartesio

mercoledì 2 gennaio 2019

Ri-sorge a Mazara il movimento politico “ Futuristi”

Pippo Rizzo: vele,1925


Confesso che quando un amico mi ha invitato alla presentazione del movimento politico “Futuristi”, subito la mente tornò indietro a quei primi anni del 1900. Avevo appena finito di leggere “M. Il figlio del secolo” di Antonio Scurati, e ancora fresche si riverberano le immagini e la descrizione degli eventi di quel dopoguerra, in quel proscenio confuso e delirante in cui il caos regnava incontrastato mentre i deliri di D’Annunzio e la violenza verbale di Marinetti s’incuneavano tra le piaghe dolenti delle ferite lasciate dalla vittoria mutilata.
Mi incuriosiva più del nome, la motivazione del perché veniva ripartorito un movimento tenuto per anni a bagnomaria, finora privo di un organigramma e di un progetto, e tuttavia incombente e presente nella vita politica cittadina.
Non che mi aspettassi fanfare e gagliardetti, baionette e eia eia. Non riuscivo a immaginare in quel locale un Marinetti che proponesse di distruggere i musei, le biblioteche, di assassinare il chiaro di luna, di glorificare la guerra,” sola igiene del mondo”, le belle idee per cui morire e il totale disprezzo della donna. Né che immaginassi che il poeta futurista potesse avere degli epigoni tra i promotori della conferenza.
Tuttavia mi interessava la lettura del neo manifesto futurista.
Apprezzo la sobrietà dell’intervento del sindaco di Mazara Nicola Cristaldi, la pacatezza del tono, la ricerca della morbidezza lessicale, l’espressione meditata, la parola filtrata da ambiguità interpretative. Il momento è solenne, delicato, perché nulla deve apparire agli osservatori come un pacchetto preconfezionato.
Cristaldi non si rivolge ai suoi, tutti seduti in prima fila, ma il suo sguardo ispezione, a 360°, come fasci fotonici della lanterna di un faro, l’intera sala. Guarda uno per uno i presenti, soprattutto coloro che idealmente gli sono distanti.
Sa di essere sottoposto ad un esame severo, e non può permettersi di stonare una nota. Non gli verrebbe perdonata. Ha scritto bene la parte, e attacca con il suo eloquio forbito, distaccato, disincantato dalle umane cose, lui che “dalla politica ha avuto tanto a livello nazionale, regionale, locale” e riconoscimenti sul piano creativo.
                                        

Art 1   .           Il Movimento politico-culturale “FUTURISTI” (di seguito Movimento) è un’organizzazione politica e culturale, ispirata ad una visione spirituale della vita, che intende garantire la dignità e gli interessi del popolo italiano nella continuità storica delle sue tradizioni e nella prospettiva di una più vasta missione Mediterranea ed Europea.
Art. 2.            Il Movimento si prefigge di assicurare al popolo il benessere attraverso la politica della rivalutazione dei beni culturali ed ambientali nonché di ogni forma di economia compatibile con il rispetto e la salvaguardia dell’ambiente e delle tradizioni. Intende l’arte come principale veicolo delle espressioni umane, sia per la memoria di ciò che il popolo italiano è stato, sia per affrontare le continue sfide del futuro. Promuove la cultura del rispetto per ogni espressione umana che si muove per affermare le proprie opinioni senza ledere il diritto di altri. Organizza e promuove manifestazioni ed eventi culturali in linea con il programma politico del Movimento.

La giornalista legge con voce tremolante e ansimante, alterata dall’emozione, i due articoli dello statuto fondativo. La summa, il canone, la regola, il metodo, l’obiettivo.
Il futuro in solo due articoli.

Non c’è spazio per la violenza della parola di Marinetti. La scena è per i pittori, artisti quali Boccioni, Carrà, Balla, Pippo Rizzo. L’unica violenza è quella dei colori impressi sulla tela, è il violento dinamismo della forma; è un continuo elogio dell’arte, somma espressione umana, l’unica per la quale vale la pena di lanciarsi nelle grandi sfide.
La sola equazione possibile della neo politica futurista è Arte e ambiente uguale turismo. Il resto se non è noia è marginale.

Niente a che vedere con quello di  Marinetti e dei futuristi che si scagliavano contro il turismo e le città d’arte: “Ripudiamo la Venezia dei forestieri, mercato di antiquari falsificatori, calamita dello snobismo e dell’imbecillità universali... bruciamo le gondole, poltrone a dondolo per cretini”.
                                                                    Ph: L.Tumbarello

La cultura è il volano che farà decollare verso una crescita felice. Guai a trascurare o abbandonare il percorso intrapreso in questi dieci anni di sindacatura. L’invito è sulla continuità. Il futuro viene tracciato secondo il binario disegnato, e non sarà consentito deviare. Perché il capotreno sarà a vigilare il macchinista.

Qualche parola di sufficienza sulla politica dei partiti. Il rispetto per qualcosa che ha dato tanto ma che oggi appare inadeguata e incapace di dare prospettive a lungo termine. Il rispetto anche per i politici, governo e opposizione, giudicati modesti e impreparati, votati all’insignificanza.

Non ha intenzione di abbandonare il campo il sindaco di Mazara. Ha ancora tanto da dare in progetti, idee, fantasia. Dipendesse da lui, resterebbe altri cinque anni nella sua città, per lui diventata” piccola grande capitale multiculturale.” Tuttavia non è insensibile agli squilli di tromba extra moenia.

E su questo richiamo si veleggia nella fantasia, si sogna e si disegna un movimento in veloce dinamismo, con ambizioni alle quali non si pongono limiti, con lo sguardo e il pensiero rivolti fuori dalle mura. Si guarda oltre. Si immaginano nuovi scenari e si plasmano nuove piccole capitali culturali. Castelvetrano con i suoi cortili e Selinunte.  La città di Giovanni Gentile sarebbe la ciliegina sulla torta. Potrebbe essere una di quelle sfide impossibili. Perchè no?
E se fosse possibile un ritorno al passato? Là dove il primo amore non si scorda mai, dove si sono profuse le prime espressioni creative che hanno attirato l’attenzione dei mass media nazionali e esteri. L’ambizione c’è, tuttavia bisogna riconquistare l’antico entusiasmo degli elettori di Calatafimi–Segesta. E non sarà un particolare da poco.

Calatafimi -  Segesta Ph.L.Tumbarello

Il suo erede? Intanto le porte della sua creatura sono aperte, senza distinzione di tessera.
È consapevole che questa commistione di background politico farà storcere il naso agli esegeti del purismo ideologico, ma la sfida è lanciata. Il dialogo innanzitutto, la convergenza tra persone che “pur essendosi formati su libri diversi” hanno stessa visione di quella che deve essere la via maestra sulla quale avviare una politica verso il futuro, priva di steccati, di pregiudizi, luogo di incontro e non di scontro. Mazara come laboratorio politico inclusivo, dove non vi sia distinzione tra guelfi e ghibellini, tra bianchi e neri, in cui i ponti sono costruiti senza un confine tra il noi e l’altro, nel rispetto reciproco delle regole. Altro che futurismo. Siamo in pieno ecumenismo.
“Ormai si è usciti dalle categorie tradizionali; sono caduti i pregiudizi, la politica dell’ideologia non rende più; i risultati del movimentismo dilettantistico sono modesti e fuori dalla realtà.” Non sono sufficienti lo spontaneismo e la buona volontà, in se stessi lodevoli come impegno politico.
Ph.L.Tumbarello

Di certo, chi lo sostituirà “dovrà avere uno spessore culturale e professionale adeguato, una personalità che goda unanimità di stima e apprezzamenti sul piano sociale e politico”. Il ritratto del suo successore è stilizzato ma abbastanza riconoscibile. Tuttavia “per la designazione vi sono ancora delle formalità da rispettare”.  E tra quelle formalità potrebbero incunearsi risentimenti, delusioni, aspettative tradite, ripensamenti. Non ultimo, il successore si dovrà muovere lungo quei due soli articoli. Ma che spazi di manovra potrà avere?
Questa la domanda che non è stata posta.



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