Cartesio


Non c'è nulla interamente in nostro potere,se non i nostri pensieri.
Cartesio

venerdì 13 marzo 2020

La quarantena ai tempi del coronavirus.

ricoverati in un reparto ospedaliero di Philadelfia durante la pandemia Spagnola del 1918

Come passare la giornata chiuso in casa in regime di quarantena domiciliare? Mi impongo l’isolamento volontario pur essendo libero di potere uscire rispettando le regole dovute all’emergenza. Uscirò solo per andare in campagna a dar da mangiare ai mie due maremmani, anche se sono dotati di un dispenser di croccantini e di due mastelli di acqua sufficienti per il loro sostentamento per dieci giorni. Ma restano i due gatti che hanno bisogno dell’alimentazione giornaliera. Poi in campagna c’è sempre da fare, potrei restarvi per l’intera giornata in completo isolamento, senza alcun contatto umano. Confesso che sarebbe l’ambiente idoneo per trascorrere in serenità quest’ansia da coronavirus. Preferisco in tal modo allontanarmi il meno possibile da casa, solo per fare la spesa e prendendo le dovute precauzioni. Ovviamente indossando la mascherina. La paura è entrata in casa, mia moglie è presa dal panico; nostro figlio e sua moglie vivono a Milano, i nostri nipoti nelle zone rosse. Sono tutti i meridionali ad essere in apprensione proprio per l’emigrazione dei nostri giovani nel nord.
la mia scrivania 
I notiziari televisivi sono veri bollettini di guerra costantemente aggiornati. Trasmettono il panico minuto per minuto.
In casa cerco di vedere e ascoltare il meno possibile la tv e i soliti giornalisti esperti di tutto. Mi annoiano e sinceramente mi irritano per quel modo di fare informazione tra il sadismo e il cinismo. Preferisco i siti specializzati come fonti di notizie sul coronavirus ai giornali nazionali. Le fonti istituzionali ufficiali ai si dice dei social. Mi infastidiscono le continue presenze dei soliti virologi e epidemiologi il più delle volte in contraddizione tra loro. Ma soprattutto trovo disinformanti tutte quelle tabelle pubblicate dai media e che vengono commentati in modo maldestro, senza alcun rigore scientifico dai social. Frequento anch’io i social, e il più delle volte cazzeggio. Non credo che sia l’ambiente ideale per discutere seriamente della situazione critica che il pianeta sta attraversando e che vede in nostro Paese in trincea, con tutte le conseguenze che una epidemia del genera comporta in termini di salute, di benessere, di economia.
Stiamo pagando le conseguenze di scelte politiche irresponsabili fatte senza alcuna visione di prospettiva futura in termini demografici e relazionati all’allungamento delle aspettativa di vita. Tagli alla sanità in modo scriteriato e solo in funzione di parametri economici e di rispetto di equilibri di bilancio insensati che hanno come fine quello di far morire chi ha bisogno di cure intensive solo per rispettare uno stupido e osceno patto di stabilità.
In un Paese sempre più costituito da anziani la politica avrebbe dovuto programmare in funzione delle aspettative di vita della popolazione da una parte, e delle patologie legate all'innalzamento dell'età dall'altra, un piano sanitario che fosse idoneo a eventuali emergenze che avrebbero sicuramente interessato, prima o poi, quella larghissima fascia più indifesa per certe patologie che era prevedibile sarebbero aumentate. I segnali non sono mancati in questo decennio e i virus responsabili della Sars e della Mers avevano già dato segnali di forte virulenza e pandemia. Agli Dei del patto di stabilità i loro sacerdoti hanno continuato a sacrificare i capri. Solo che questi erano i nostri genitori e adesso siamo noi.
Mazara in quarantena ( foto di O.N.Mauriello)
Un Paese in cui invecchiare è un peso per la collettività, questo siamo diventati. Siamo diventati un Paese in cui un calciatore guadagna oltre 1 milione di euro al mese mentre un ricercatore o un operatore sanitario ne guadagna mille volte meno. Siamo diventati gli adoratori degli idoli d’oro del ventunesimo secolo. Trent’anni di politica balorda mirata a scardinare il pubblico a favore del privato, soprattutto nella sanità e nella ricerca, tagliando in servizi essenziali, eliminando le strutture necessarie alle esigenze che sarebbero diventate indispensabili in presenza di un sempre più marcato invecchiamento della popolazione, e mantenendo nel contempo presìdi inutili e costosi che si sarebbero potute demandare al privato. E’ bastato un virus per mostrare a tutti che il Re è nudo. Va in tilt l’intero sistema sanitario per mancanza di posti di terapia intensiva, per mancanza di mascherine protettive, per mancanza di scafandri che potessero consentire agli operatori sanitari di intervenire in assoluta sicurezza, di macchine per la respirazione forzata, di personale medico specializzato e di infermieri. Questi ultimi sono le vere vittime, insieme agli anziani, delle scelte politiche cervellotiche, non del Covid19
Politici incompetenti, comunicatori irresponsabili e pasticcioni, scienziati in conflitto tra loro, la mancanza di una regia coerente nelle scelte e nelle regole, l’assenza di consapevolezza di quello che stava succedendo e delle cause che hanno generato quelle conseguenze, i tentennamenti e le indecisioni sui provvedimenti da prendere, e soprattutto una comunicazione ambigua hanno creato una sindrome ansiogena nell’intera popolazione in preda all’angoscia e all’incubo.


Fuga di meridionali da Milano
Così la paura genera il terrore e induce alla fuga in cerca di una ipotetica sicurezza. La fuga dalle regioni che li avevano accolti e nelle quali volevano formarsi nello studio,nelle  professioni, nelle relazioni, nel lavoro. Si prendono posizioni in difesa di confini; è addirittura caccia all’untore, meglio, agli untori. E i social si trasformano da cassa di risonanza, mentre le voci delle tante anonime Caterina Rosa e Ottavia Bono del web rimbombano nel dare la caccia ai vari untori Piazza e Mora dei nostri giorni. Hai da spiegare che loro non hanno nessuna colpa.  Se non è una storia della Colonna Infame in chiave moderna, poco ci manca.



È così che finisce il mito dell’Unità d’Italia al grido di” No all’ingresso dei Lombardo Veneti” nelle incontaminate terre meridionali, riproponendo in tal modo, a parti invertite, quelle espressioni di disprezzo che fino a qualche giorno prima noi meridionali ne rinfacciavamo ai leghisti di averle usate nei nostri confronti. Ecco cosa genera la paura a causa di una informazione fuorviante.
 Questa quarantena diventa salutare perché consente di riflettere, con serenità, osservando lo scorrere degli eventi, il cambiamento delle abitudine, l’improvviso silenzio che scende nelle strade. Non mi sveglio più con lo scandire dei passi della corsa cadenzata dei runner mattinieri  con il loro chiaccherìo ansimante. Cambia la dimensione dello spazio e del tempo nella monotonia del silenzio. Ci si alza, si prende il caffè, con uno sguardo alla tv mentre la giornalista legge i titoli dei principali giornali. Non ci interessa ascoltare le previsioni del tempo, che senso ha se il tuo lo trascorri dentro casa. Ascolti i commenti della giornalista e contemporaneamente si leggono i messaggi che continuamente arrivano nei vari gruppi di chat. Si passa dalle chat ai social non prima di avere aperto le varie testate on line. Ma che senso ha tutto questo?  Forse per illudersi che la quarantena non vieta le relazioni sociali.
 Hospital in Wuhan, China.
Al contrario, la quarantena l’accetto come un lavacro, un’abluzione dall’epidemia di idiozie e di sciocchezze ancora più virulente del coronavirus. E non perché si ha maggior tempo da dedicare alla lettura, a riscoprire i libri che non si ha mai avuto il tempo di leggere, oppure a iniziare quei lavoretti di casa da tempo immemorabili richiesti da mia moglie e che sono stati sempre rimandati al dopo. Questa domiciliazione coatta se da una parte consente di prendere consapevolezza della gracilità di noi stessi, dall’altra ci fa scudo dalla infezione del Covid 19. La quarantena è la nostra resilienza contro il coronavirus. Soprattutto è la più grande resilienza a cui noi siamo chiamati per proteggere, insieme noi stessi, questo lembo estremo di terra da una catastrofe generazionale. Ma quando essa finirà, se finirà, e se non sarà stata vana, segnerà il proseguimento del nostro percorso con un’altra prospettiva. Perché tutto non sarà più come prima.

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