Cartesio


Non c'è nulla interamente in nostro potere,se non i nostri pensieri.
Cartesio

mercoledì 21 marzo 2012

Mohammed Zitoun: un’analisi da non sottovalutare



Ho letto con interesse l’intervento di Mohammed Zitoun riportato da Mazaraonline sull’integrazione degli immigrati a Mazara.La sua analisi non consente appigli né lascia spazio alla retorica; Zitoun conosce la realtà in quanto vive sulla sua pelle cosa vuol significare essere figlio di immigrati, come centinaia di altri giovani nella sua stessa condizione. Zitoun però si trova in una posizione di privilegio, essendo consigliere aggiunto,oltre che operatore sindacale. Il suo è un richiamo forte alle istituzioni affinchè alle parole facciano seguire fatti tangibili e non roboanti slogan di facciata. Egli intravede,in assenza di un progetto organico, da parte della governance, che coinvolga direttamente alla sua stesura anche la comunità degli immigrati, il diffondersi di un disagio sociale che nel tempo può intensificarsi e divenire incontrollabile,con forme di devianza legale molto pericolose per la sicurezza della collettività.L’analisi che fa Zitoun sulla complessa realtà magrebina a Mazara conferma quello che dieci anni fa Stefano Allevi aveva scritto nel suo libro – L’Islam italiano – sul capitolo dedicato al fenomeno immigratoria a Mazara e che di seguito riporto:
-<< “ Le due popolazioni semplicemente non si mischiano; tra di loro vi è separatezza . Separatezza che continua  nei bar, nei luoghi del divertimento,nei brandelli di piazze occupate dalle varie comunità:ben distinte. Anche se mancano qui atti espliciti di razzismo,di rifiuto,di intolleranza. Qui c’è un’integrazione non comunicante,di cui è un buon indicatore la separatezza. I marinai sono sempre a mare,chi lavora a terra non ha tempo libero,chi non lavora passa il tempo a cercare lavoro,chi lavora e ha tempo libero non ha niente da fare a Mazara. E allora va al bar,al suo bar,come faceva in Tunisia. Come ci dice con una plastica immagine una delle suore francescane che da anni opera con le donne tunisine: “ Immigrati e mazaresi sono come due binari,che corrono paralleli,ma non si incontrano mai. Se non,aggiunge a bassa voce, nel mondo dell’illecito”, e in questo settore la discriminazione non esiste. >>.-”
Siamo di fronte,dopo dieci anni, a due analisi convergenti della stessa realtà, nulla sembra essere cambiato a Mazara,se non un aumento del disagio sociale dovuto anche a fattori di crisi  che hanno investito i settori trainanti dell’economia locale,la marineria e l’edilizia. Sono in forte aumento attività illecite come lo spaccio di droga all’interno di un centro storico che diviene off limits dopo una certa ora, e in cui aumentano i furti e gli scippi.
E’ soprattutto la crisi la causa dell’aumento della percezione del disagio sociale che sta attraversando l’intera collettività, interessando in particolar modo le comunità di immigrati e le giovani generazioni nati da esse. Emergono in molti  giovani problemi di personalità,essi non riescono ad integrarsi nella società,si sentono degli emarginati, degli esclusi. Una parte di loro,quelli meno istruiti,reagiscono a questa situazione di ghettizzazione sociale ed economica con atti di bullismo o di vandalismo,una forma di insofferenza versa una società escludente. L'esclusione dal mondo del lavoro fa smarrire il loro senso dell’appartenenza; la consapevolezza di non partecipare totalmente alla vita della collettività sviluppa un profondo senso di estraneità dalla comunità  che ha accettato i loro genitori, dove essi stessi sono nati, la stessa che dà loro una profonda frustrazione di alienazione.Percepiscono tutte le contraddizioni tra i buoni propositi fatti di parole e la concretezza della loro condizione di vita,con la loro esclusione dalla vita sociale e istituzionale,da quella produttiva,dalla politica,nonostante abbiano acquisito gli stessi titoli di studio dei loro coetanei autoctoni. Una minoranza di tali giovani vede un futuro privo di prospettive e di speranza,ritiene la loro condizione intollerabile e indegna,si sente non integrata,a disagio,umiliata,emarginata,ignorata da una collettività indifferente. Sperano,una volta terminati gli studi, di continuare il percorso emigratorio dei loro genitori verso la Francia o la Germania,paesi che offrono loro quelle opportunità negate nel paese dove sono nati, o di ritornare nella terra delle loro radici. Per coloro che restano, non rimane ,come diceva la suora francescana, che l’arruolamento nell’illecito dove la discriminazione non esiste.
E’ un appello da non sottovalutare quello di Zitoun, e se io fossi il sindaco,non ignorerei il grido di allarme lanciato dal consigliere aggiunto. Al contrario,la sua collaborazione sarebbe ben più preziosa di qualche esperto ben remunerato ma assolutamente alieno alla realtà mazarese.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Da cittadino, e da padre di un adolescente, ho letto con molta apprensione sia l'analisi del consigliere aggiunto Zitoun, sia il tuo impeccabile approfondimento.
La pericolosa china che stanno prendendo i rapporti tra i mazaresi e la comunità tunisina credo sia ormai cosa sperimentata nei fatti da diverse famiglie, compresa la mia.
Ma quando si usa l'espressione "comunità tunisina" sappiamo bene come questo sia un concetto fuorviante. E' infatti, a mio avviso, un concetto su cui si è stratificata tutta l'ipocrisia che spesso soffoca i perenni e sempre glorificati discorsi sul famoso modello mazarese di integrazione. Ipocrisia che copre, tanto per dirne una, anche quella aberrazione legistativa che continua a non voler riconoscere il diritto di cittadinanza a chi non solo è nato qui, ma qui si è anche scolarizzato, sposato, ha avuto figli che magari parlano solo italiano ma italiani per legge non possono essere.
Qualche tempo fa (appunto perché preoccupato) anch'io scrissi qualcosa in proposito su Mazara On Line. Potrai vedere tu stesso (se vorrai), la perfetta assonanza di vedute.
Grazie, Gianni Di Matteo

http://www.mazaraonline.it/?p=21262,