Cartesio


Non c'è nulla interamente in nostro potere,se non i nostri pensieri.
Cartesio

mercoledì 17 giugno 2009

Un soufflè mal fatto

Si dovevano toccare temi importanti , almeno nella seconda tornata relativa al ballottaggio, in queste elezioni amministrative, invece, gli elettori sono stati costretti ad assistere ad una campagna elettorale aspra nei toni, intollerante nei giudizi, imbarazzante nei comportamenti, inquietante nei messaggi, almeno da parte delle cordate contrapposte al candidato del PDL. Qualche innominabile personaggio di questo assembramento politico, è arrivato addirittura a ipotizzare ritorsioni se il candidato del PDL non la smettesse con le sue critiche politiche. L’innominabile è un galantuomo, personifica il bene, la legalità, la trasparenza, la morale, la ragionevolezza; i suoi comportamenti politici non possono essere messi in discussione, non possono essere scalfiti dal dubbio, perché la sua storia personale, il suo passato professionale, le sue capacità tecniche di risolvere gravosi e complessi problemi ne sono testimonianza. In una competizione elettorale si ha il diritto di esercitare una critica politica, anche forte, serrata, nei confronti di un galantuomo, quando questo diventa autore e attore principale di una strategia politica? Si possono fare rilievi sulle contraddizioni tra valori etici condivisi e comportamenti politici? Si possono mettere in discussione intrecci derivanti da alleanze non comprensibili e inopportune sul piano etico-politico? Sì, se queste critiche sono rivolte all’avversario, no se esse riguardano un galantuomo. L’innominabile , che evita il confronto diretto con l’avversario del suo candidato, fa arrivare il messaggio attraverso la fisiognomica del volto, lo sguardo duro, penetrante, fisso sulla telecamera, che mostra la rigidità della muscolatura mascellare. Il messaggio attraversa l’etere e arriva diretto al telespettatore, incute soggezione, mette in imbarazzo e anche timore. Viene aleggiato, come ritorsione , assieme al ricordo dello scioglimento per mafia del consiglio comunale della città avvenuto sedici anni fa, il rispolvero di una vecchia relazione prefettizia alla commissione parlamentare antimafia, (il tutto attraverso un linguaggio criptico) seguito da un fugace accenno persino a recenti avvenimenti di collusione tra politica e mafia avvenuti recentemente in questa città. Ecco, proprio di questi ultimi eventi si sarebbe dovuto parlare, molti aspetti oscuri avrebbero dovuti essere affrontati e chiariti, insieme alle responsabilità politiche di coloro i quali, consapevolmente o inconsapevolmente, si erano trovati nella bufera del dio dei venti. In questa campagna elettorale, di tutto ciò, da parte della coalizione facente riferimento agli innominabili, non si è parlato; anzi, si è fatto di tutto per deviare l’attenzione su aspetti marginali, ininfluenti, depistanti, che riguardano il lato caratteriale della personalità dell’avversario politico, attraverso toni scomposti e pieni di livore. L’obiettivo era nascondere la debolezza politica del proprio progetto attraverso l’enfatizzazione della demonizzazione dell’avversario. Codesti innominabili, però, non si sono mai posti il problema del perché lo sbracamento, il vituperio, la canea da cortile, il processo di delegittimazione veniva condotto con sistematica scientificità dagli uomini della loro candidata Di Giovanni; essi hanno fatto finta di non sentire, di non vedere; non si sono dissociati dagli inurbani interventi, non sono intervenuti a correggere le strambalate proposte, dal punto di vista scientifico, logico, socio economico, che la loro aspirante sindachessa ha continuato a dispensare con tanta leggerezza e superficialità come si dispensano i prodotti farmaceutici da banco. Come se non bastasse, in dispregio alle più elementari regole della democrazia, presi dalla paura di perdere politicamente anche la faccia, gli innominabili, contro ogni pudore, promuovono un affratellamento tra liste precedentemente avversarie e tra personaggi tra loro politicamente antitetici e incompatibili, al fine di creare comunque nocumento all’avversario. Si costruisce, con un artifizio interpretativo della legge elettorale, un mostro politico attraverso l’apparentamento di tutte le liste, ben dieci, contro il candidato del PDL,al solo fine, certi della sconfitta della loro candidata, di fargli un dispetto privandolo del premio di maggioranza. Una azione di “ livello tanto basso e volgare” che provoca rabbia, sconcerto e ribellione tra le stesse file di questa anomala, assurda e amorale “ grosse Koalitionne”. Ha inizio una lunga serie di dissociazioni, di distinguo, di defilamento politico da parte di candidati e di simpatizzanti i quali censurano apertamente, pubblicamente e politicamente gli accordi sanciti tra lo sconfitto Scilla e l’avversaria Di Giovanni. La “Armada Invencible” va sgonfiandosi , giorno dopo giorno, come un soufflé mal fatto e troverà nel voto degli elettori il Sir Francis Drake della sua velleitaria avventura.

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