Cartesio


Non c'è nulla interamente in nostro potere,se non i nostri pensieri.
Cartesio

martedì 30 giugno 2009

Una domanda senza risposta

Finita la campagna elettorale, mi è sembrato quanto meno doveroso esprimere delle riflessioni su alcuni aspetti che a mio parere hanno caratterizzato, in parte, la vittoria di Cristaldi, era nelle previsioni, e la cocente sconfitta del progetto Russo, non prevista in tali proporzioni. I commenti che ho ricevuto sono stati in parte contrastanti con le mie affermazioni, in particolare laddove mi sono avvalso di qualche citazione che qualche lettore ha ritenuto non essere appropriata. È chiaro che una citazione, di per se, rappresenta un momento di sintesi di concetti che altrimenti dovrebbero essere affrontati con argomentazioni più complesse e articolate. Nell’analisi politica, basata esclusivamente sui fatti, ho ritenuto che la responsabilità maggiore di un simile insuccesso politico era da addebitarsi a colui che in questa avventura elettorale, oltre che promotore è stato il protagonista e regista di spicco, vuoi per la sua figura autorevole vuoi per le funzioni svolte in questa città quando ha esercitato l’azione penale. Il giudizio politico nei confronti del l’assessore alla sanità non può non essere severo e in misura proporzionale alla autorevolezza del personaggio. Dall’ex magistrato ci si aspettava una linearità di comportamenti in linea ai principi più elementari della democrazia, ovvero quello di accettare il verdetto di primo grado e, se il suo progetto fosse stato migliore di quello dell’avversario del PDL, sottoporlo al responso dell’elettorato in modo chiaro, diretto, in sintonia con i principi della coerenza. Avrebbe dovuto esserci un confronto diretto tra due programmi che dovevano essere sottoposti all’attenzione degli elettori con maggiore chiarezza, esaustività, puntualizzazione, non fosse altro che l’elettorato aveva eliminato dalla competizione la chiassosa e irrispettosa coalizione che faceva capo all’on. Toni Scilla. Ci si era illusi che finalmente sarebbe stato naturale un confronto diretto tra i due candidati, in condizioni ambientali meno astiose e più serene. L’apparentamento tra la coalizione guidata dalla Di Giovanni con la cordata del principale sconfitto, antitetica sia sul piano dell’appartenenza politica sia per il modo di intendere il confronto dialettico con gli avversari, esigono ancora delle risposte chiare da parte dell’assessore alla sanità E’ apparsa irricevibile la convergenza di due progetti che si volevano spacciare per similari e che, al contrario, erano finalizzati esclusivamente a neutralizzare, in qualunque modo, l’lezione, data per scontata, dell’on, Cristaldi. Perché è stato fatto quello sciagurato comparaggio? Tale scelta, fatta o imposta, poco importa, da poche persone ha di fatto smentito quello che era stato un progetto politico condiviso, in buona fede, da più di undicimila elettori. Sono stati portati al macero le regole fondamentali della democrazia fondata sul consenso condiviso; eppure, bastava una assemblea plenaria con gli elettori che erano stati coinvolti nel progetto, per spiegare loro le ragioni positive di tale affratellamento e sondarne gli umori, la disponibilità, l’adesione. La democrazia impone di poter parlare tra persone libere, tra persone pari, di ipotesi e progetti, e ciascuno, nella pienezza della propria libertà, possa anche dissentire, essere ascoltato e non essere messo in condizioni di ascoltare e obbedire; la democrazia è anche uno spazio di libertà in cui chi parla propone ma non comanda e chi ascolta non si sente vincolato al dovere del fare e quindi dell’obbedire. ( Annah Arendt: “Cos’è la politica” frammento 3b) Tutto ciò è venuto meno e gli elettori di queste ultime coalizioni si sono sentiti traditi. Le cifre, implacabili nella loro crudezza, hanno bocciato senza attenuante quell’incomprensibile inciucio e hanno dato una lezione di democrazia agli artefici del grande pasticciaccio. Allora ritorna la domanda:“ Perché è stato voluto quell’apparentamento?” Alla luce di tutto ciò, come non ritenere tale accordo come un accordo che privilegia interessi; una sorta di voto di scambio che, seppur legittimo in politica, non lo è altrettanto sotto il profilo dell’etica? A proposito di ciò, è lo stesso Bobbio nella sua introduzione su “ Il futuro della democrazia” a citare il giudizio che Tocqueville ebbe a dare durante un suo intervento alla camera dei deputati nel 1848: “ ..alle opinioni, ai sentimenti, alle idee comuni si sostituiscono sempre più interessi particolari,tacciando questa tendenza del do ut des” come espressione bassa e volgare, per cui chi gode di diritti politici ritiene di farne un uso personale nel proprio interesse”.Se analizziamo i fatti legati alla vicenda elettorale appena trascorsa, è possibile vedere in essi delle attinenze con tale giudizio? Bassi e volgari non sono coloro che in buona fede sono stati trascinati in quell’avventura, ma i comportamenti di coloro che di essa si sono fatti promotori. Perché? Per mettere i bastoni , a qualsiasi costo, al nuovo sindaco, privandolo di un premio di maggioranza che una interpretazione aberrante sotto il profilo etico e politico, consente? Se l’intendimento era stato questo, e non vi sono motivi per credere il contrario, allora la sortita avventuristica ha assunto un aspetto ancor più basso e volgare, alla luce degli eventi ad essa seguita che hanno visto consiglieri eletti per effetti di quell’inciucio e liberi elettori, passare dall’altro lato politico in quanto non ne hanno condiviso le finalità. Una vera transumanza di eletti della coalizione sconfitta che vanno ad infoltire la rappresentanza politica del neo sindaco. Anche questo costituisce uno schiaffo politico e morale nei confronti di coloro i quali hanno avuto la presunzione di mortificare la politica attraverso un progetto vuoto e impresentabile.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Allora, l'apparentemento non è riuscito, il progetto di Russo non ha passato il vaglio del ballottaggio ed il meccanismo elettorale ha fatto il suo effetto.
In tutto questo, non c'è nulla di osceno o scandaloso. Scilla e la Di Giovanni, semplicemente, si sono parlati, nè c'era alcun motivo perchè non lo facessero.
Semmai, c'è da chiedersi come mai non si siano parlati Scilla e Cristaldi, accomonunati, anzi appartenenti, alla stessa fede politica. Ma la risposta, qui, è pronta: insanabile contrasto personale tra i due, derivante da ragioni assolutamente private, ed alle quali il corpo elettorale è rimasto indifferente. Sulla base di questo contrasto, oggi il neo-eletto sindaco, se potesse, ritirebbe la cittadinanza a circa 8.000 concittadini. Mah!!
Secondo me, sono altre le risposte più urgenti, a cominciare dal tipo di patto stipulato tra cristaldi e D'Alì, un personaggio da cui Mazara difficilmente può attendersi vantaggi.

paolo la rocca ha detto...

Pensate forse che il Sindaco Cristaldi possa farsi condizionare, nela sua azione amministrativa, da D'alì o da altri personaggi politici che lo hanno attorniato in campagna elettorale? Penso, più semplicemente, che la presenza sul palco di costoro non sia stato altro che una "conta" nell'ambito degli schieramenti politici per dimostrare che la propria candidatura sucitava consenso in ambito extra-cittadino. Fini, Lombardo, Adamo, Miccichè,Marrocco, come D'alì, non credo abbiano portato, ai candidati sindaco che appoggiavano, molti più voti di quanti ne abbiano saputo conquistare personalmente.