Cartesio


Non c'è nulla interamente in nostro potere,se non i nostri pensieri.
Cartesio

domenica 3 novembre 2013

Lo sguardo della maschera: Psicoanalisi e arte poetica




di Piero Di Giorgi

Tra uomo e donna non vi è alcuna complementarietà. Il rapporto sessuale non è nell’ordine del possibile, si riduce a un parlar d’amore. In quanto impossibile, esso è preda della coazione a ripetere “Ancore, ancore…”, cerca sempre un plus de jouir. Sono le tematiche trattate da Luigi Burzotta nel suo ultimo libro Lo sguardo della maschera, che, come spiega l’autore nella premessa, vuole suggerire, con una metafora pirandelliana e sulla scia di Jaques Lacan, che il soggetto parlante non è padrone del proprio discorso ma che esso è sempre il discorso dell’Altro, in cui l’Altro è il luogo dell’Inconscio e di spiegamento della parola. Detto altrimenti, la verità è quella dell’Inconscio. Come dice Arthr Rimbaud, Je est un autre.

L’autore, psicoanalista, direttore per tanti anni della rivista “Bollettino di psicoanalisi Cosa freudiana”, membro del bureau internazionale della Fondation Européenne pour la Psychanalyse, di cui è stato anche Presidente, in un linguaggio colto e non facile, come è il linguaggio lacaniano, enuncia, in modo originale, i temi centrali dell’insegnamento lacaniano: La diade madre-bambino sarebbe totalizzante senza l’interposizione del padre, che, interdicendo il desiderio del bambino verso la madre, fa incontrare al bambino la legge del padre. Da ciò la nascita del desiderio impossibile, di una mancanza e, nel tentativo di colmare questa antica mancanza, l’uomo, iscritto nel registro dell’essere, eleva il Fallo a Significante dei Significanti, come metafora dell’interdizione, ma ciò non toglie che continua a soffrire per la sua privazione e, in quanto essere castrato, si rivolge alla donna, iscritta nel registro del non-essere, come a colei che può integrare la sua mancanza; dal canto suo, la donna non può dargli quello che lei non ha e si rivolge a lui come al tutto.

Luigi Burzotta, da lacaniano Doc, supporta il suo discorso attraverso un impianto narrativo che, partendo dal “Caso del piccolo Hans”,  “Il Mosè di Michelangelo” e “L’uomo dei topi”di Sigmond Freud, passando per l’analisi di alcuni quadri del maestro Giuseppe Modica e attraverso la vita e le opere di Luigi Pirandello in particolare, e poi attraverso il “padre umiliato” della trilogia di Paul Claudel, l’amore contemplativo e la donna angelicata di Dante, “Il Faust” di Goethe e “Il Fuoco” di D’Annunzio, approda all’assunto di una mancanza e di un’impossibilità di rapporto tra uomo e donna.

E’ noto come la posizione lacaniana sulla donna come inserita nel registro del non-essere è stata criticata da molte femministe e in particolare da Luce Irigaray, psicoanalista lacaniana, che fu espulsa, per le sue posizioni critiche, dall’ècole freudienne di Lacan.

Per quanto riguarda la concezione lacaniana sulla centralità della legge del padre, a mio avviso, andrebbe adeguatamente storicizzata, in consonanza alle trasformazioni socio-economiche e culturali che hanno investito la famiglia nucleare, come d’altronde lo stesso complesso edipico. Già, Alexander Mitscherlich, in un noto libro Verso una società senza padre, negli anni ’60, aveva già messo in luce la crescente assenza del padre nella famiglia nucleare, impegnato tutto il giorno nel processo produttivo, a cui si aggiunge oggi, spesso, anche un’assenza materna, con gravi conseguenze sul processo di socializzazione e sullo sviluppo affettivo dei bambini, tant’è che oggi ci troviamo di fronte a una diffusa patologia narcisistica della personalità.

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