Cartesio


Non c'è nulla interamente in nostro potere,se non i nostri pensieri.
Cartesio

giovedì 12 luglio 2012

Largo consenso di critica e di pubblico alla presentazione di –Ómini –



 Mazara:Chiesa di S.Ignazio. ( Le foto sono di Angelo Pitrone)

E’ stata una sfida tra la cultura da una parte e il caldo africano di Minosse dall’altra, quella che si è svolta sabato pomeriggio nel suggestivo scenario della Chiesa barocca di S.Ignazio, adiacente al Collegio dei Gesuiti di Mazara del Vallo. Nonostante l’insopportabile afa,un pubblico attento e numeroso ha fatto da cornice alla presentazione del libro di Nino De Vita –Ómini –promossa dall’Istituto Euro Arabo di Mazara,al quale va il merito di valorizzare la cultura siciliana legata alle tradizioni e alla memoria. E proprio della conservazione della memoria attraverso un dialetto straordinariamente unico, quello che una volta si parlava nelle nostre contrade prima che venisse contaminato dai mass media,è il tema del libro di De Vita. Il dialetto,per l’autore è una vera e propria lingua,è il cutusìano che si parlava nella contrada di Cutusìa,nel marsalese, dove è nato e cresciuto il poeta, fatto di suoni, di note greche,arabe,francesi,spagnole, e che rispecchia in modo paradigmatico la storia della Sicilia.
-Ómini- è un libro di ricordi,un diario, uno spaccato di vita dell’autore, scritto attraverso una prosa fatta di versi,alla stessa stregua dei grandi poemi della letteratura universale dall’Odissea alla Gerusalemme Liberata. E’ un poema di esperienze,di ritratti, di incontri, di personaggi anonimi e noti,un caleidoscopio di figure che vanno da Sciascia a Bufalino, da Consolo a Sellerio e a Buttitta, ma anche di personaggi anonimi, come lo sconosciuto marsalese di Ballarò, il cui racconto è una metafora della mafia,una vera lezione che descrive la mentalità mafiosa in modo più efficace di decine di conferenze sullo stesso tema.

“ Un omu avia scinnutu;
un sissantinu,àvutu,
sfrazzusu,cu ‘a mascagna.
Eu arristai a taliari
‘u spurteddu spunnatu.
“ E’ sua?” spiau, “ E’ mia” cci rissi. “ Mia “
“Nni sugnu  rispiaciutu”
Iddu rissi. “ Ri  sòlitu
‘u postu, cca, è vacanti “.



L’opera di De Vita è stata presentata e illustrata da Antonino Cusumano e da Salvatore Ferlita,critico letterario,autore di numerosi saggi e collaboratore del quotidiano “ La Repubblica”. 
Attraverso il ricorso alla parola parlata, certe sfaccettature possono rendere comprensibile lo stato d’animo di una persona,le sue pulsioni, i sentimenti e i gesti, e ciò Nino De Vita lo rende ancora più efficace attraverso un uso acribico del –suo- dialetto ,che fu dei suoi genitori e dei suoi nonni.
Come nel racconto della premiazione di Sciascia ( familiarmente Nanà)il quale, saputo che sarebbe stato presente alla premiazione l’on.Lima,fece di tutto per non incontrare il plenipotenziario di Andreotti in Sicilia,rinunciando quella sera a ritirare il premio.

“ Amuninni” nni rici
“ emu,niscemu”.
Runa
‘a manu a Bufalinu,
a ‘nnavutru,e aisamu
‘u passu.
Nna dd’istanti,
pantàsima nna luci
ru celu ch’u tunnia,
spunta ra porta Lima,
chi s’adduna ri Sciascia,
‘u rricanusci,mitti una calata,
fa una musiuni,comu
p’allungaricci ‘a manu;
Nanà s’annacquaria, si spizzinia
pagghiri a mmia e, cu ‘a fittula,
stricuniannu nni Lima
- ricu stricannu ‘a panza:
bbunaca cu bbunaca,
bbuttuna cu bbuttuna –
nfila dda largasia
ppi nesciri.
…..
Trasemu,nn’assittamu,
nna màchina,e nni pisca
currennu Dumitilla. “ Chi successi “
rici “ Nanà,rimmillu,
avanti, chi successi…”
“ Nenti “ rici Nanà
“ nenti…”   cu ‘n filiceddu
rì coccanu.

Ascoltare timbri e suoni dalla voce dello stesso autore ha deliziato il folto pubblico che non ha mancato di fare sentire il suo apprezzamento convinto ed entusiastico.
Una serata di fresca cultura che ha ripagato il pubblico dall’afa .Ancora un a volta l'assenza di amministratori e tv locali è segno dell'assenza di ogni attenzione da parte di chi ha il potere di governare la politica culturale e la presunzione di informare l'opinione pubblica.

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