Cartesio


Non c'è nulla interamente in nostro potere,se non i nostri pensieri.
Cartesio

domenica 11 ottobre 2015

Blu Sea Land:Proiettato il film documento Il Limite.


Mai come questa volta gli assenti hanno perduto qualcosa che valeva la pena vedere.
Dopo una giornata convulsa e piena di incertezze  per le cattive condizioni meteo che hanno fatto saltare o spostare molti degli eventi previsti nel Blu sea Land 2015 abbiamo potuto assistere alla proiezione del film documentario di Rossella Schillaci, Il Limite.
Il film proposto in prima visione assoluta per Mazara dall’Istituto Euroarabo, alla presenza della stessa regista, è un racconto raffinato, crudo e duro dell’usurante lavoro che si svolge sui pescherecci duranti le battute di pesca. Girato interamente sul motopesca Priamo della flotta di Mazara, è la testimonianza viva della vita di bordo, della fatica dell’equipaggio, delle loro emozioni, del loro stato d’animo, della loro attesa di rientrare a casa, del loro distacco dalle famiglie.
Rossella Schillaci narra attraverso i colori e i suoni delle immagini uno spaccato di una realtà sconosciuta ai non addetti ai lavori, agli stessi mazaresi di terra tanto distanti per cultura e per modalità di pensiero dai loro concittadini marinari.
Due mondi separati e non comunicanti, che non si contemperano eppure due realtà economicamente interdipendenti.
Mazara è da decenni una città di immigrati, di convivenza tra diverse culture che non dialogano, separate a compartimenti stagno, ciascuna con i loro stili di vita, le loro tradizioni, senza una prospettiva di futura integrazione. Lo stesso isolamento e la stessa mancanza di comunicazione avviene tra l’equipaggio del motopesca. Da una parte i mazaresi che hanno le maggiori responsabilità operative e gestionali, dall’altra l’equipaggio, in questo caso i tunisini. Tra di loro Ahmed, il capopesca, con le sue preoccupazioni per la moglie in stato di gravidanza e che per il suo lavoro è costretto a starle lontano. Nessuno è contento del proprio lavoro, duro, faticoso, poco retribuito e che fa della pesca il compartimento più in crisi della città. Si lamenta l’armatore, si lamenta il capitano, il marinaio, sono rassegnati insieme alle loro famiglie a vivere la separatezza. Ci si aspettava momenti di convivenza solidale tra l’equipaggio, invece il giudizio del capitano è tranciante: “ Sono cattivi, non dimostrano segni di gratitudine...noi per rispetto a loro non portiamo a bordo salumi e carne di maiale, ma loro se ne fregano di questo nostro rispetto…sì, sono cattivi”parlando dei tunisini. Ha il dente avvelenato per via dei mesi trascorsi nelle prigioni libiche a causa dello sconfinamento di quel Limite al di là del quale la pesca è preclusa. Quel limite che rende difficile il lavoro, che spesso si è costretti, per necessità o per furbizia a oltrepassare, quel limite che diventato cimitero. Perché la pesca a strascico raccoglie tutto dai fondali, dal gambero rosso alle triglie, dal Satiro ai cadaveri del padre che tiene abbracciato il suo bambino. Tante storie, tante delusioni, tante sconfitte. Alberto Licatini è l’armatore del motopesca “Priamo”; suo padre, Luigi, è stato ucciso, negli anni sessanta, insieme al capitano Genovese, dai tunisini che spararono sul peschereccio Salemi per avere superato il limite delle acque territoriali. L’armatore mi racconta del suo passato, di quando esercitava la pesca a Boston: ”Tutta un’altra cosa. Là le regole si rispettano. Il fermo biologico è fatto per essere rispettato da tutti, ed è un bene di tutti. A Boston sono andato a parlare direttamente con Kennedy, quelli erano miliardari, ma la loro porta era sempre aperta a tutti. Non come qui, che quando uno si fa quattro soldi non guarda in faccia nessuno. A Mazara la crisi è colpa degli armatori e della politica. In questi ultimi vent’anni non sono, non siamo riusciti a mettere insieme un progetto comune sul futuro della marineria. Da quattrocentocinquanta pescherecci l’armamento è sceso a novanta. La crisi è colpa di tutti, del gasolio troppo caro, del costo del lavoro, delle banche che non concedono fidi. Fino a qualche anno fa il mio conto in banca era abbastanza pingue, adesso è in profondo rosso. Come me quasi tutti gli altri armatori”.
Licatini rappresenta una marineria che continua a sopravvivere a stento e che non riesce a frenare il suo inarrestabile declino.
La crisi viene raccontata nelle splendide immagini che la regista Rossella Schillaci riesce a trasmettere agli spettatori con il suo film, che mostra una parte della città, la casbah, decadente, ai limiti della dignità umana, dove risiede la gran parte della popolazione immigrata, nonostante gli artificiosi orpelli tendenti a mascherarne l’aspetto.
“Il film non vuole essere una denuncia delle condizioni sociali né contro qualcuno. Ho soltanto voluto testimoniare uno scorcio di vita a me sconosciuto e che scopro sconosciuto alla gran parte dei mazaresi.” dichiara la regista.
Una testimonianza che dovrebbe diventare patrimonio dell’intera comunità mazarese, una pagina di vita e di storia contemporanea da proiettare nelle scuole.

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