Cartesio


Non c'è nulla interamente in nostro potere,se non i nostri pensieri.
Cartesio

martedì 1 dicembre 2015

Quale informazione?



Da venti giorni dopo gli attentati di Parigi non facciamo altro che sorbirci talk show sul fanatismo islamista, sul pericolo che rappresentano gli immigrati per la salvaguardia della nostra identità, della nostra cultura, dei nostri valori, della nostra fede. Ci hanno spiegato tutto, siamo diventati esperti di islamismo e di strategie geopolitiche, della linguistica e dell’uso che se ne fa nei titoli dei giornali. Da settimane ci tartassano dei rischi che corriamo, delle nostre abitudini e dei nostri stili di vita che non saranno più come prima. Ci stanno inculcando il germe del terrore, e tutti, carta stampata e televisione, invasi da commentatori, esperti e improvvisati, propinano le loro analisi e i loro rimedi.
In questo modo ci accorgiamo di quanta smodata sia parte della classe politica, attenta più a fare propaganda elettorale, perché in Italia, si vota ogni semestre e ogni voto è linfa e humus per la loro sopravvivenza, piuttosto che rasserenare gli animi, far calare la tensione, rianimare lo spirito, infondere fiducia e tranquillità; aiutata, peraltro, da un certo giornalismo, che invece di informare si fa complice della propaganda e della retorica politica, avvelenando gli animi e seminando inquietitudine.
Il terrorismo è in agguato in ogni angolo, vaticinano gli oscuro veggenti della carta stampata e dei talk show; indicano anche, con la sicumera che li distingue, i grandi eventi come obiettivi sensibili. Tra questi, dopo la strage di Charlie Hebdo c’era l’Expo di Milano. Adesso il Giubileo e Roma, le basiliche, i pellegrini, i grandi musei, le metropolitane, tutto il sistema che fa parte della nostra quotidianità. Addirittura Papa Francesco nel suo viaggio nell’Africa centrale
Si vuole turbare, nel richiamare le radici cristiane non solo il nostro modo di vivere ma uno dei valori più profondamente innati della nostra civiltà, quello dell’accoglienza e della tolleranza. E quando non si ha altro da dire o da scrivere, si enfatizza una piccola notizia sui canti natalizi in una scuola, forzando in modo strumentale la stravagante direttiva di un dirigente scolastico dandogli un significato che non ha e facendo correre decine di telecamere, giornalisti sfaccendati, cinici quanto spregiudicati politici, chi con la bandiera del partito di appartenenza, chi addirittura con dei presepi in mano dimentichi delle bestialità dette in precedenza contro la chiesa e il Papa, e c’è chi, finanche, intona pubblicamente, senza alcun pudore quel Tu scendi dalle stelle, che rappresenta l’inno all’accoglienza del diverso, quella che gli stessi negano a chi scappa anche dall’inferno. Beninteso sempre in nome della nostra civiltà, delle nostre radici, dei nostri valori cristiani, delle nostre tradizioni.
In questa confusione di informazioni e di atteggiamenti contraddittori si incontra sempre qualche anima angelicata che in nome della laicità e nel timore che la sensibilità della cultura dell’altro possa essere turbata, prende iniziative talmente infelici, come quella idiota di vietare la visita del vescovo in una scuola, da mettere sale nella ferita aperta dai propugnatori dell’odio.
Credo che mai come in questo momento vi sia necessità di moderazione nell’uso della parola, nei messaggi che si intendono trasmettere, nelle soluzioni ragionevoli da proporre, se non si vuole fare il gioco di chi della paura vuole farne un vessillo propagandistico per menti perturbate e deboli. E questo dovrebbe esser la finalità dei talk show.

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