Cartesio


Non c'è nulla interamente in nostro potere,se non i nostri pensieri.
Cartesio

domenica 24 marzo 2019

Non siamo più mediterranei

Giacomo Cuttone. Isola non è arrivo

Una metafora molto profonda cita: "se una zolla viene portata via da un onda la terra diminuisce". La terra, difatti, con una zolla in meno non cambia nella sua "sostanza", ma zolla dopo zolla? Allo stesso modo il processo di deflazione attraverso cui il vento completa la sua opera di erosione e di modellamento delle rocce più tenere. 
Così un processo di disumanizzazione lento, continuo, corrosivo dei diritti della persona, migrante o carcerato, in cui lo stato mostra la sua faccia crudele di carceriere e di angelo vendicatore e non di portatore di giustizia umana, veicola inesorabilmente la società ai margini di un buco nero con il rischio di precipitarvi dentro e vedere fagocitati secoli di conquiste civili.
Queste nicchie di disfacimento di umanizzazione investono settori sempre più ampi della società, al punto da generare vere e proprie involuzioni sul piano dei diritti e su quello dei valori fondanti sanciti dalla dichiarazione universale del 1948, rescindendo solidi legame con l’umanità.
Se il processo di erosione del vento avviene più facilmente sulle rocce tenere, l’azione di disumanizzazione si rivela più incisiva laddove il livello culturale e sociale spesso non ha radici profonde e dove la percezione del malessere viene amplificata da una narrazione, che si incunea, con efficacia, dove il disagio sociale ne costituisce il brodo di coltura.
La narrazione xenofoba, quella del “prima gli italiani” ha cambiato il paradigma del “paese accogliente”, innalzando muri di pregiudizio e abbattendo ponti di solidarietà. Deve fare riflettere e allarmare che, persino nella nostra isola, simbolo dei porti aperti, il tarlo del respingimento si alligni, sempre più, anche tra le classi sociali meno abbienti, a tal punto da erigere, nel mediterraneo, muri di fregate e di corvette militari, dissolvendone l’identità mediterranea.
Quell’identità mediterranea, connaturata negli abitanti delle isole, che fa loro accettare e accogliere i nuovi arrivi, a costo di disattendere disposizioni e decreti considerati inumani. Sono gli stessi isolani a ricordarci che, anche loro, sono arrivati sull’isola venuti da un altro luogo.
È contro questo sentimento identitario che il racconto, attraverso la propaganda politica, inonda di messaggi inneggianti alla paura, all’insicurezza, al pericolo della perdita dei propri valori, facendo del mediterraneo il baluardo difensivo della civiltà occidentale.
Ma il mediterraneo non è una entità geografica di cui difendere i confini.
“Il mediterraneo non è un mare come gli altri, è diverso, non è solo geografia. I suoi confini non sono definiti né nello spazio né nel tempo”, scrive Pedrag Matvejevic. “Essi sono irriducibili alla sovranità o alla storia, non sono né statali né nazionali Lungo le coste di questo mare sono giunti i profeti e le religioni. Sul mediterraneo è stata concepita l’Europa.Qui popoli e etnie per secoli hanno continuato a mescolarsi, fondersi e contrapporsi.”
In questo mare si è cementata nei secoli la solidarietà senza distinzione di colore della pelle, di religione e di appartenenza geografica.In queste acque il principio di sacralità della vita non è soggetto alle convenienze politiche, né obbedisce agli ordini che la pregiudichino e la mettano in pericolo.
Secondo questo principio secolare, in mare non vi sono migranti ma naviganti.I recenti eventi delle navi ong Sea Watch e Mare Jonio, quest’ultima sotto il comando del capitano mazarese Pietro Marrone hanno fatto emergere fino a quale punto l'interesse politico umilia ogni principio di solidarietà sancito dalle leggi del mare.
Chi si candida al governo di questa città, deve farsi carico di questo sentimento di mediterraneità e non può, per convenienza politica, tradirne la storia e umiliarne i sentimenti, abbracciando l’inconsistente retorica della difesa dei confini e della sicurezza nazionale. Altrimenti si perde la nostra mediterraneità.

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