Cartesio


Non c'è nulla interamente in nostro potere,se non i nostri pensieri.
Cartesio

venerdì 10 maggio 2019

Ballottaggio.Una scelta di cultura.



Dal via i terroni ai napoletani colerosi, dai siciliani mafiosi ai meridionali scansafatiche, sporchi, non rispettosi delle regole, parassiti, dalla Lega sono tracimati, come un fiume in piena, 25 anni di insulti. Insulti anche ai simboli nazionali, al tricolore con il quale si pulivano il culo, al cappio mostrato in parlamento segno del loro giustizialismo di facciata, proprio nel giorno in cui veniva rapito Aldo Moro. Loro che gridavano “Roma ladrona” per poi fare sparire 49 milioni di euro di finanziamenti pubblici. Cosa è cambiato in questo quarto di secolo oltre al passaggio di consegne da Bossi a Salvini, dall’antiterronismo all’anti straniero? Il bersaglio i “ negri, i rom, gli islamici, gli indù, gli altri insomma, i diversi, gli impuri, che mettono in pericolo la  identità e i valori del popolo lombardo. Quelle identità e quei valori tramandati da inventati rituali celtici, il battesimo del Po, da quella identità longobarda , da quell’Alboino che costringe sua moglie Rosmunda a bere nel teschio del padre Cunimondo ,ucciso dallo stesso Alboino.
In questi venticinque anni si è passati dal vietato l’ingresso ai meridionali nei bar  al vietato lo sbarco agli immigrati, non importa se naufraghi o fuggitivi. La parola d’ordine  è “Porti chiusi” , ma il gene è sempre lo stesso. L’obiettivo è sempre lo straniero. Dai meridionali mafiosi e sudici, allo straniero sporco, spacciatore, stupratore per il quale occorre la castrazione chimica, ladro contro il quale è lecito, anzi è d’obbligo sparare. Lo spartito è  sempre lo stesso. Da “prima il nord” a “prima gli italiani”, per concludere in una sequenza di note sempre più alte con:  prima i napoletani, prima i calabresi, prima i siciliani, prima i sardi.  Il tutto contornato da odio e rancore.
In questa campagna elettorale per le amministrative per l’elezione del sindaco, l’anomalia è la presenza, al ballottaggio, di un candidato che ha aderito alla lega, che ne ha abbracciato il suo credo, la sua filosofia, i suoi disvalori, i suoi proclami, in forza del “prima noi”, prima i nostri figli, prima i mazaresi, in nome della sicurezza e di una non ben definita “normalità. E sempre nel nome della nostra identità messa in pericolo “dall’altro.”
Non importa se sono “gli altri” a tenere in vita la nostra economia, dalla pesca all’agricoltura, dall’edilizia alla pastorizia.   
Non importa se agli slogan “mai più giovani costretti a migrare”, gridato dei leghisti di casa nostra, siano proprio i nostri ragazzi, le nostre intelligenze più fresche e sensibili, che dal nord scrivono e  implorano a non votare Lega, a non recidere le nostre radici, a non svendere i nostri valori. Proprio loro che la Lega la conoscono meglio di noi.

Ecco perché il voto di domenica rappresenta una scelta non solo politica, ma soprattutto di cultura.

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