Cartesio


Non c'è nulla interamente in nostro potere,se non i nostri pensieri.
Cartesio

venerdì 5 febbraio 2010

Consagra e il progetto della facciata


Laddove è possibile agli altri realizzare, non lo è a Mazara del Vallo.

Essendo ritornata d'attualità se realizzare o meno la facciata dello scultore Pietro Consagra, ripubblico un articolo da me postato qualche anno fa su Mazaracult.

E’ una strana storia, fatta di proposte, progetti, critiche ,veti, ripensamenti , finanziamenti, impegni politici e delusioni. Tutto ha avuto inizio nel 1983, quando, visitando la sua Città nativa, Pietro Consagra rimaneva infastidito dall’insolente presenza del Palazzo della Città, l’alieno, come usava dire,che nella sua inquietante e anonima bruttezza, devasta tuttora la piazza più bella, ne annichilisce la storia,ne ridimensiona interesse e prospettive culturali per il futuro. L’artista si mostrava ancora più severo con quelli che Lui considerava,ingenuamente, i suoi paesani,i quali con il loro silenzio e la loro indifferenza, retaggio dello smarrimento della cultura del bello, si erano supinamente assuefatti al mostro senza che da costoro venissero prodromi di reazione e manifestazioni di rigetto. E’ al ritorno a Roma e poi a Milano che il maestro inizia a progettare, secondo la sua filosofia della città frontale, una grande opera scultorea che nascondesse l’alieno, e che desse alla piazza e alla sua bellezza architettonica, una prospettiva di affascinante violenza dal punto di vista artistico. Non si trattava di un intervento strutturale sostitutivo, come impropriamente e con una dose di malafede è stato fatto credere dai soliti nientisti, prima assenti ed indifferenti, e poi sbraitanti cultori del niente da fare. A questa roboante mediocrità culturale cui era devota una parte dei così detti tecnici professionisti, con a capo geometri, ingegneri e architetti locali, si associava in mutuo soccorso la Bella Addormentata dell’intelligence della Soprintendenza ai BB.CC. fino ad allora assente, dormiente o distratta nei confronti dell’alieno, la quale, risvegliatasi bocciava seduta stante, con argomentazioni poco convincenti, il nuovo progetto, senza capire di che cosa si trattava. Infatti la cultura artistico architettonica dei funzionari della Soprintendenza ai BB.CC. limitandosi alla sola conservazione dell’antico, dimostrava di non di saper valutare commistioni e relazioni tra antico e contemporaneo. Quanti tra questi creativi esperti hanno mai visto il Louvre e la Piramide di vetro voluta da Mitterand? E ancora a Parigi la Tour Eiffel o il Centre Pompidou? E il progetto per il nuovo complesso museale dell'Ara Pacis redatto da Richard Meier a Roma, la cui cantierizzazione è curata, per l'Amministrazione comunale, dalla Sovraintendenza ai Beni Culturali e dall'Ufficio Città Storica? Jean Nouvel, uno dei più prestigiosi architetti della scena internazionale, lancia quella che può apparire ad alcuni una provocazione: nei centri storici si può costruire secondo lo stile contemporaneo. «La città non deve essere messa sotto formalina. I nuovi edifici devono testimoniare la cultura di oggi, ovunque siano realizzati.» Che dire, poi della Loggia di Hisozaki progetto per l’uscita degli Uffizi a Firenze, affidato a Arata Isozaki? Fioccano le firme più illustri dell'architettura nazionale e internazionale, di intellettuali e rappresentanti del mondo della cultura e dell'arte a favore della sua realizzazione. Per continuare con Il Ponte di Calatrava a Venezia ovvero il quarto ponte sul Canal Grande. Tutte opere che interessano il campo dell’architettura, ma nulla vieta di considerarle delle vere opere scultoree. Ancor più che l’opera artistica, nota come la Facciata era una scultura architettonica frontale, progettata per essere posta solo in quel contesto,da cui traeva e dava anima, in una sequenza armonica di stili compositivi diversi, producendo una simbiosi tra arte e architettura, tra barocco e informale. Una evoluzione dinamica dell’arte architettonica coerentemente dissonante, ma piena di fascino e di pathos, dirompente nel concepire in visione moderna una parte dell’antico. “Credo che la Facciata di Mazara, il cui progetto è stato ammirato in tante esposizioni costituirebbe un evento internazionale, oltre ad essere un intervento stimolante ed esemplare di una ecologia non distruttiva” dichiarava Consagra durante un intervista, “tempo fa l'ho ancora elaborato e l'ho esposto nella mia mostra personale Darmstadt, nel 1997. In quella occasione, il direttore del museo tedesco ha fatto realizzare al vero due piani alti 11 metri “
Le ambiguità di fondo, le arretratezze culturali, le ottusità burocratiche della soprintendenza ai BB.CC. l’assenza di una vera politica culturale da parte delle amministrazioni comunali,che avrebbero dovuto difendere politicamente l’opera del grande artista mazarese, hanno fatto perdere a Mazara una occasione storica. Perché questa pervicace ostilità all'introduzione dell’arte contemporanea nel tessuto storico quando è evidente che la grande architettura del passato si è nutrita di interventi contemporanei (rinascimentali, barocchi, settecenteschi)? Perché l'inserimento dell’opera di Consagra dovrebbe essere, dunque, meno legittimo del palazzaccio attuale o del campanile inserito postumo nel corpo della cattedrale? “ In Sicilia non importa far male o far bene;il peccato che noi siciliani non perdoniamo mai è semplicemente quello di “ fare” . diceva don Fabrizio Salina a Aimone Chavalley nel “Gattopardo”. Che avesse ragione?

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Il problema non è l'inserimento di un'opera d'arte moderna in un contesto post rinascimentale. l problma è il mantenimento delle proporzioni fra gli edifici. Consagra è stato un'artista di fama internazionale, ed a me, personalmente, la facciata piace. Ma non mi risulta sia stato architetto e ritengo, sono padrone di ritenere,che un intervento del genere andrebbe ben progettato. Ho letto il gattopardo ed ho sempre considerato i mazaresi siciliani 'sui generis'..avedno molta più voglia di fare rispetto ai corregionali. Il loro difetto è la superficialità, con la quale rovinano le migliori intenzioni..
valenziano..

Luigi Tumbarello ha detto...

Se siamo d'accordo allora diamoci da fare, Lei nel suo giornale, io nel mio blog o insieme. Il problema delle proporzioni non è mai esistito, tanto che il progetto originale è stato rivisto e rivisitato più volte dall'Arch. ITALO ROTA, al quale lo stesso Consagra aveva affidato la realizzazione della facciata. (Progetto tecnico per la facciata dell'ex Palazzo Comunale di Mazara del Vallo : 2002).In questa città c'è il ghiribizzo di parlare senza alcuna competenza ( non mi riferisco a lei, che considero una delle persone intellettualmenti più vivaci e soprattutto garbate che abbia incontrato nella rete). "La superficialità" Lei dice? Vorrei essere ottimista come lei, ma non ci riesco.<< L’isolamento di cui sono vittime gli intellettuali nasce dall’isolamento in cui sono tenuti dalla società isolana: lo scrittore, l’intellettuale, l’artista, non hanno mai contato molto da noi. Gli intellettuali siciliani sono così dispersi ed atomizzati, da indurre davvero a credere che non esistono >>( Sciascia : La Sicilia come metafora ). Non le dicono niente queste parole? In onagrolandia crede che sia possibile iniziare un discorso un pochino più elevato? Se si,non si potrebbe incominciare con la facciata?

Anonimo ha detto...

Arte e architettura sono due cose differenti, cosi come l'arte non deve esser per forza "bella", un errore in cui si cade spesso, l'estetica dell'arte non deve rientrare per forza in una casellina di bellezza.
L'arte figurativa di più quella astratta è tale perchè ha l'esigenza di manifestare in piena liberta il proprio pensiero la propria esistenza, un pensiero libero cui poi altre discipline possano attingere, l'arte in quanto libera diventa cuneo dirompente apre e anticipa a nuovi mondi.
L'opera d'arte è un organismo vivo nel suo segno che deve esser immodificato, e sopratutto non alterato da altri(RoTA). Consagra ha espresso un concetto "la citta frontale" come hanno fatto i suoi colleghi del movimento FORMA1, l'ha espresso in piena liberta nelle sue opere, non per forza belle in quanto piacevoli, ma artisticamente valide perchè esprimevano un concetto che in quegli anni era di rottura con certi schemi.
Per tutte queste ragioni l'operazione facciata è stato un errore e non può esistere, non può esistere perchè un artista non può avere i vincoli di un architetto, un artista non può avere modificata l'opera da un altro personaggio (arch. ROTA\e conosco l'operazione). Riguardo i riferimenti Internazionali che ho avuto fortuna di vedere, sono tutte opere di architetti, nessuna è un operazione artistica. Un'opera "frontale" in una piazza Rinascimentale in cui la cadenza aurea dello spazio tridimensionale è fondamentale diventa un controsenso in termini, a meno che non vogliamo tutti trasformarci in persone bidimensionali come tante carte da gioco.


Credo che Consagra abbia fatto quell’opera in modo solo provocatorio, e sono sicuro anche lui no ne sarà stato cosi convinto.
Consagrà va si celebrato, e ne va dato giusto lustro e ammirazione, ma solo come artista, non come pseudo architetto, le sue opera hanno valore concettuale e artistico, e rispondono a un bisogno d’arte. Se ne possono ammirare ben collocate a Roma cosi come a GIbellina e altrove, da noi farebbero tutti la fine del “4 di bastone” , (le ninfee)…

ANDREAP65

Luigi Tumbarello ha detto...

“Noi vogliamo cantare l’amor del pericolo, l’abitudine all’energia e alla temerità”; “Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l’insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo ed il pugno”; “Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova: la bellezza della velocità” Un automobile da corsa è più bello della Vittoria di Samotracia”.( Marinetti )
“Noi ci proclamiamo formalisti e marxisti, convinti che i termini marxismo e formalismo non siano inconciliabili, specialmente oggi che gli elementi progressivi della nostra società debbono mantenere una posizione rivoluzionaria e avanguardistica, e non adagiarsi nell’equivoco di un realismo spento conformista che nelle sue più recenti esperienze in pittura ha dimostrato quale strada limitata ed angusta esso sia”.( FORMA 1 )
Non condivido, forse a causa dei miei limiti culturali, ed essendo la mia un opinione terra terra, da profano, la demarcazione assoluta tra arte e architettura; il “ dai all’artista quel che è dell’artista e all’architetto quel che è dell’architetto” è una concezione ormai superata. L’arte e l’architettura si sono sempre confrontate e reciprocamente ispirate e influenzate.
Gli architetti traggono spesso ispirazione dall’arte contemporanea, non solo dalla sua presenza tattile, fisica e dal trattamento fantasioso dei materiali, ma anche dall’investigazione analitica che opera sulla società. Arte e architettura si ritrovano in un dialogo reciprocamente fruttifero. L’architettura più innovativa propone soluzioni che incorporano strategie artistiche; mentre il contenuto di molta arte si può spesso mettere in relazione a dati architettonici .La facciata di Pietro Consagra è la sintesi di questa collaborazione. Quando si afferma che : “ un artista non può avere i vincoli di un architetto, un artista non può avere modificata l'opera da un altro personaggio (arch. ROTA) mi sia permesso di smentire categoricamente tale assioma per il semplice fatto che è attraverso l’architetto che l’artista può realizzare la sua opera. Rota peraltro è l’architetto di fiducia di Consagra. Se la Stella di Gibellina è esempio dell’opera bidimensionale ( ? ) dell’artista mazarese, il Meeting di Gibellina è da parte sua un involucro funzionale nato da questa commistione arte – architettura. Ed è ricorrendo a questa forma di ibridizzazione che possono essere superati ostacoli e perplessità concettuale su come “Un'opera "frontale" in una piazza Rinascimentale in cui la cadenza aurea dello spazio tridimensionale è fondamentale diventa un controsenso in termini, a meno che non vogliamo tutti trasformarci in persone bidimensionali come tante carte da gioco.”
Per quanto riguarda il riferimento al Manifesto del gruppo FORMA 1 del 1947 siamo in un contesto diverso, la teoria della città frontale deve ancora nascere. Si tratta di una presa di coscienza di alcuni artisti che si ribellano alla rigidità culturale di come esprimere l’arte pittorica e scultorea attraverso il segno e la forma naturale e non attraverso canoni figurativi imposti dall’allora P.C.I. Per questo non dobbiamo mai stancarci di ringraziare un mazarese di formazione, quell’ Angelo Maria Ripellino, il quale ha fatto conoscere l’altra cultura e la transavanguardia allora ignorata e censurata dalla cultura ufficiale. La storia di FORMA 1 la conosco molto bene, essendo due degli artisti fondatori, A. Sanfilippo e C .Accardi, zii di mia moglie, e lo stesso Consagra amico di famiglia.