Cartesio


Non c'è nulla interamente in nostro potere,se non i nostri pensieri.
Cartesio

giovedì 15 maggio 2014

Due candidati, una piazza, due popoli.



Cosa porta migliaia di persone, centinaia di famiglie, ad ascoltare un comizio di Vito Torrente, candidato sindaco, standosene in piedi, fitti fitti, in assoluto ordine, in una piazza diventata improvvisamente asfittica e inadeguata nelle dimensioni, nel momento in cui la politica appare sempre più commista ad interessi personali e dove episodi di cronache di malaffare investono sempre più larghi settori della stessa politica?
È quanto ci si chiede nell’osservare quella marea di folla che da piazza Mokarta tracima oltre ogni previsione sulle contigue vie adiacenti. È soltanto una esibizione muscolare che fa da contraltare alla manifestazione della serata precedente, sulla stessa piazza,voluta dall’attuale sindaco Cristaldi ad apertura della sua campagna elettorale e nella quale lo stesso primo cittadino ama ripetere che nell’attuale elezione alla corsa di sindaco “ vi sono due soli candidati:” Io e tutti gli altri” come dire che singolarmente gli altri non sono nessuno? È la risposta che Vito Torrente vuol mandare a tutti i candidati avversari, ma soprattutto ad uno solo, per avvisarli che se i numeri hanno un valore allora “i giochi per il ballottaggio non sono affari suoi” in quanto lui c’è già, ma semmai “interessano gli altri” indicando con orgoglio la sua gente che affolla la piazza?
Forse si tratta di prove muscolari, sicuramente assisteremo a duelli non in punta di fioretto, e più si andrà avanti più i fendenti caratterizzeranno questa campagna elettorale finora apparsa scialba e priva di mordente, almeno nel clima e negli umori, rispetto alla precedente. Due piazze, quelle che si sono succedute nell’arco di ventiquattro ore, assai diverse fra loro, che rappresentano due modi di interpretare la politica, due stili di relazionarsi con la gente. Da una parte Cristaldi rispolvera quello che fu il “salotto in piazza” di cinque anni fa, una scenografia open space. sotto forma di talk show, semplice e studiata nei particolari, uno schieramento di improbabili bandiere che rappresentano le liste civiche, oltre a quelle istituzionali, ad eccezione di una rappresentata da “ Fratelli d’Italia” che ha sostituito quella di “Forza Italia” nel cuore del primo cittadino. Qualche centinaio di sedie disposte su due settori, frontalmente al palco, con le prime file rigorosamente occupate dai più vicini al sindaco, capi cordata, assessori designati, candidati consiglieri. L’unico ospite politico di livello nazionale, il deputato Fabio Rampelli, ex A.N, adesso nella formazione del trio Moroni, La Russa, Crosetto, usciti da quello che una volta è stato il Popolo della Libertà. Quanta differenza con i salotti di cinque anni fa. È trascorso appena un lustro ma sembrano decenni. Allora continue passerelle di politici noti, di giornalisti e di uomini di cultura, di scrittori prestigiosi, tutti ad osannare il candidato Cristaldi. Adesso Cristaldi è solo, ha tracciato un solco profondo che lo separa dalla politica rappresentata dai partiti istituzionali. Quella presenza di “Fratelli d’Italia” è un procedere verso il futuro a passi indietro oppure un segnale politico che la fase discendente è incominciata?
Cristaldi è in blu elegante, il suo è il solito linguaggio, forbito nel lessico, denso di retorica, di enfasi, di iperboli, a tratti di sicumera. Non ha alcuna passione per la sobrietà lessicale, privilegia l’uso del plurale maiestatis. Ai suoi piace ascoltarlo; è sempre lui il centro dell’attenzione, non per niente sul palco, congedati gli ospiti, rimane volutamente solo sulla scena in un lungo interminabile soliloquio, perché gli altri, rispetto a lui, sono solo dei figuranti. È bravo nel farsi ascoltare, domina la scena con consumata maestria, denuncia di essere vittima di attacchi ingiusti, ingenerosi, dovuti a malafede e a invidia. Se cinque anni fa il refrain era “ Perché agli altri è consentito fare il sindaco e a Cristaldi no?” adesso, raggiunto lo scopo, ritorce ancora una volta la sua filippica contro gli avversari che vogliono battere a tutti i costi il sindaco,”anzi abbatterlo, anche fisicamente”.Va giù duro nelle accuse, le argomentazioni politiche lasciano il campo a turbamenti. Si sente insostituibile; preconizza un futuro della città, senza di lui, come il precipitare nel buio più assoluto. Sogna sempre grandi progetti, grandi parcheggi, grandi piazze, grandi strutture, ma questa volta non ci sono slide da far vedere e tecnici che li illustrino. Il resto della sua squadra, o parte di essa, rimane ai margini, passa in secondo piano mentre la gente lo ascolta comodamente seduta. Non c’è neanche l’entusiasmo che l’accompagnava nelle scorse amministrative e soprattutto quella gente. È un segnale, questo, che incomincia a preoccupare il primo cittadino.
Ventiquattro ore dopo, quella stessa piazza viene invasa da una incredibile folla; questa volta tutta per Vito Torrente. Sin dal tardo pomeriggio si nota un flusso di persone provenienti da ogni parte della città, avviarsi verso il luogo dove incontreranno il loro candidato.
È la sua gente che scende a sostenerlo con entusiasmo e con convinzione. Sono quasi sempre coppie, colpisce la moltitudine di giovani. Operai e artigiani, casalinghe, studenti. Vanno ad ascoltarlo, a incoraggiarlo, a fargli sentire la loro vicinanza, sono motivati perché Vito Torrente lo sentono vicino, gli possono parlare, rappresenta quel self made man che non si è montato la testa e, nonostante il successo economico, rimane sempre un artigiano, nei modi e nel cuore, che non ha tracciato un solco, che non ha divaricato le distanze con la gente, con i suoi operai, con i suoi dipendenti, con i suoi avversari. Parla di lavoro, di quel che ha fatto, di quel che ha imparato in politica, riconoscendo i suoi limiti, non nascondendo le sue ambizioni. Parla con rispetto dei suoi avversari, li considera compagni di avventura, ciascuno con un proprio progetto, con una propria visione politica. Non c’è vittimismo nelle sue parole. Sa bene che alle sue spalle si mormora, si sparge veleno, si lastrica il suo percorso politico di illazioni, di mezze parole, di insinuazioni. Torrente, da quel palco semplice, accanto ai suoi assessori designati e alle donne candidate, preferisce parlare alla sua gente, che lo ascolta e lo applaude. Lo fa con un linguaggio che sarà indigesto ai cultori del parlar barocco, non è raffinato nello stile, si inceppa sui congiuntivi, fa qualche capriola sintattica, però sa andare al sodo, sa toccare diritto le corde della gente, sa ragionare di pancia e di mente. La politica del fare, il lavoro, il dare speranza in momenti economicamente difficili, lo stare in mezzo a loro, ascoltarli, condividerne le sofferenze, i patimenti, dare loro un motivo per credere nel futuro; è quello che la gente si aspetta e che vuole sentire. Per questo rinuncerà all’auto blu; vuole continuare ad essere ogni giorno tra la gente, e il suo popolo lo abbraccia con calorosi applausi. Sarà anche un populista, un sornione, non sarà raffinato ma conosce i trucchi della politica;gioca a suo favore la lontananza dai partiti, e ciò non è cosa da poco, però non rappresenta l’antipolitica. Non sarà un esteta della retorica, ma il suo parlar chiaro e popolano viene apprezzato. D’altronde la folla che lo ascolta in ordine e compostezza non sa cosa farsene delle belle frasi, del parlare erudito. Quella marea umana è il vero avversario di Cristaldi.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

vorrei far notare a chi ha scritto questo articolo che non tutti quelli che hanno ascoltato le parole dei candidati
considerano quest'ultimi i 'loro candidati' ... io ho seguito entrambi i comizi per ascoltare quello che avevano da dire. la mia 'compostezza' e quella che ha caratterizzato il resto dei cittadini penso che non sia indice di particolare apprezzamento per l'uno o l'altro candidato sindaco ma solo testimonianza di educazione e intelligenza...

Anonimo ha detto...

La gente ama il linguaggio diretto, chi parla chiaro, anche a costo di violare congiuntive e condizionali. Ma io penso che il Sindaco di Mazara sarà colui che dovrà rappresentare la città nei più svariati consessi e di fronte alle più diverse personalità. Speriamo bene. Valenziano