Cartesio


Non c'è nulla interamente in nostro potere,se non i nostri pensieri.
Cartesio

lunedì 4 aprile 2016

Lo Strano Paese

Siamo un paese energeticamente sprovveduto da quando, da imberbi, ci siamo autocastrati con lo smantellare il nucleare. Abbiamo scelto l’uso dell’energia fossile, forse per accontentare l’industria petrolifera, allora di stato, senza dotarci di un piano energetico alternativo. Con la conseguenza di indebitarci ulteriormente e ampliare esponenzialmente il debito energetico. Non siamo mai stati capaci di progettare soluzioni alternative agli idrocarburi. Per la sindrome ambientalista e in nome della sacralità dell’ambiente, in questo paese sono stati vietati i grandi impianti fotovoltaici termodinamici, anche se situati in territori aridi, incolti e improduttivi, e soprattutto i parchi eolici offshore. E’ altresì vietato trivellare entro le dodici miglia anche se in presenza di grossi giacimenti, e se fosse per le anime angelicate degli ambientalisti lo sarebbe anche sulla terraferma. Non importa se qualche metro fuori dalle acque territoriali altre compagnie trivellino e succhiano quel petrolio o quel gas al quale noi abbiamo rinunciato. Con l’aggravante che là non vanno certo per il sottile in tema di salvaguardia e di sicurezza ambientale. Tutto in nome del dio οκος, anche se siamo al primo posto, in Europa, per il consumo di energia da combustibili fossili, petrolio, carbone o metano. Siamo anche il paese con il più vetusto parco automobilistico europeo, con il sistema di trasporto urbano più inquinante e meno adeguato, con un sistema ferroviario obsoleto, inefficiente e non concorrenziale a quello gommato. Guai però a cercare di renderlo più efficace e moderno. Sarebbe blasfemia nei confronti del dio Ambiente. Siamo anche il paese più refrattario a dotarci dei sistemi più innovativi di energia alternativa. Anche se lo facessimo, saremmo sempre energeticamente insufficienti a soddisfare il nostro fabbisogno. Ma i sacerdoti di οκος non ne vogliono sentire, non importa se per far viaggiare le macchine occorre la benzina, per muoversi con il gommato, per volare, per navigare occorre consumare petrolio, per riscaldare le case occorre il metano, per portare l’energia elettrica si usano in gran parte centrali a carbone o a metano. E tutto questo da qualche parte bisogna pur prenderlo, anzi comprarlo, e qualcuno dovrà anche estrarlo e raffinarlo e trasportarlo. E tutto questo, diciamocelo francamente, ha un costo anche in termini ambientali. L’Italia, si possono dire tutto le sciocchezze contrarie, ha bisogno di petrolio e di gas, e se li trova nel proprio territorio ne ricava enormi vantaggi e arricchimento in termini economici e di posti di occupazione. Le regioni stesse, dall’estrazione, ne ricavano milioni di euro di royalties. Nel caso della regione Basilicata ben 150 milioni di euro, 25 milioni ai piccoli comuni del territorio. Non sono quisquilie in una terra fortemente spopolata e di conseguenza impoverita per mancanza di lavoro. Ma anche qui, l’ambientalismo più ottuso non ne vuol sentire e prepara il ritorno a Cro-Magnon. Perché, bisogna dirlo con estrema chiarezza, le anime verdi e angelicate sono contrarie, per dogma, a tutto, dal fossile al nucleare alle alternative. Vedono in esse demoni e dissesti, mafia e malaffare, conflitti di interesse e arricchimenti illeciti, come se fare impresa è da confraternita francescana. Per questo, in nome di οκος, alzano i vessilli del cavernicolismo, con il ritorno alle origini, a Cro Magnon.


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