Cartesio


Non c'è nulla interamente in nostro potere,se non i nostri pensieri.
Cartesio

martedì 15 marzo 2011

Celebrazioni dell'Unità Nazionale:Uno schiaffo alla memoria



Ci si aspettava qualcosa di diverso della vuota routine giornaliera; qualcosa che desse una scossa al torpore pervasivo della memoria, che risvegliasse in ciascuno il senso dell’appartenenza, inteso come unione tra cittadini ad un’unica nazione che si chiama Patria, voluta da giovani uniti da ideali come libertà, democrazia, giustizia; per la conquista di questi valori essi hanno combattuto e sono caduti. Il loro è stato un insegnamento per le future generazioni affinché non perdessero la loro dignità. Fu così che lombardi e piemontesi, veneti e liguri, trentini e siciliani,calabresi e campani si fecero italiani senza perdere le loro radici e le loro tradizioni. Essi contribuirono pertanto al formarsi di una coscienza politica che sarà il seme dal quale germoglierà parecchi anni dopo, la democrazia. Giustamente ha detto il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano:” guardandoci dall'idoleggiare lo Stato unitario quale nacque e per decenni si caratterizzò, va ricordato come solo nel primo decennio del '900 - nel decennio giolittiano - si produsse una svolta decisiva per la crescita dell'istruzione pubblica, per l'abbattimento dell'analfabetismo, e più in generale, grazie alla scuola, per un progressivo avvicinamento all'ideale - una volta compiuta l'unità politica - di una lingua scritta e parlata da tutti gli italiani.” Cento anni dopo “francesi e tedeschi e italiani” si sarebbero innalzati a europei e i loro pensieri si sarebbero innalzati all’Europa, Patria di patrie più piccole, non dimenticate già, ma meglio amate”, come aveva profetizzato Benedetto Croce. Eppure le giovani generazioni se ne sentono distanti e poco motivate dalle celebrazioni in atto; esse appaiono più concentrate sugli aspetti economico-politici del nostro Paese, non dimostrano sensibilità per la storia se essa non si traduce in fatti concreti che li aiutino a superare la barriera di foschia fatta di “ sfiducia nel presente e d’incertezza del futuro”, e che li fa sentire emarginati dal mondo dei “grandi. In un paese di vecchi, come dar loro torto? Ci si aspettava, nella ricorrenza del 150° Anniversario dell’Unità d’Italia che anche Mazara, città il cui ruolo è stato strategico per il diffondersi nelle coscienze di quei valori di libertà e giustizia portati dai “mille”, e che contribuì in maniera significativa all’impresa in termini di uomini e di servizi, fosse presente in maniera autorevole ed istituzionale alle celebrazioni dello Stato Unitario. Al contrario, ad eccezione di isolate manifestazioni dovute ad associazioni culturali indipendenti, peraltro non coordinate e non comunicanti tra loro, si assiste ad un freddo quanto indifferente silenzio, da parte dell’amministrazione, che appare come uno schiaffo al ruolo che Mazara e i mazaresi svolsero nei primi giorni dello sbarco, non fosse altro che Mazara è stata la prima città in Sicilia a issare nel Piano Maggiore, oggi Piazza della Repubblica, il primo tricolore con l’emblema sabaudo. Ci si aspettava dalle istituzioni locali un messaggio forte che rendesse ancora attuale quei valori di legalità, giustizia, uguaglianza, solidarietà, accoglienza: bagliori  di ideali che avrebbero illuminato e dato una speranza alle giovani generazioni incamminate verso un futuro costruito su una nuova nazione mediterranea ed europea, che se priva di saldi valori di riferimento, sarebbe avviata verso quel “disastro antropologico” gridato dai vescovi.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Vorrei sommessamente ricordare che attualmente Mazara è retta da un sindaco esponente del P.D.L., formazione politica al governo sì, ma in posizione ancillare rispetto alla lega Nord, partito dichiaratamente secessionista.
valenziano