Cartesio


Non c'è nulla interamente in nostro potere,se non i nostri pensieri.
Cartesio

domenica 27 marzo 2011

Mazara:Nucleare e privatizzazione dell’acqua: un silenzio incomprensibile.



Siamo in presenza di un silenzio incomprensibile da parte dell’amministrazione di Mazara del Vallo, guidata dall’On Cristaldi, riguardo alle notizie pubblicate da molti organi di stampa, non confermate e nemmeno smentite in forma ufficiale, di una possibile allocazione di una centrale nucleare nel territorio di Mazara. Dopo quello che sta accadendo alle centrali nucleari di Fukushima, a causa delle quali l’intero Giappone è alle prese con una catastrofe ancor più grave di quanto fosse stato possibile ipotizzare, si aspettava, da parte della politica mazarese una presa di posizione, forte e decisa, contro ogni ipotesi di nuclearizzazione del territorio, non fosse altro per tranquillizzare gli animi e non aumentare la tensione e la paura che si percepisce tra i Mazaresi. Un eventuale sito nucleare distruggerebbe la vocazione turistica dell’intera provincia, e l’On. Cristaldi, che sullo sviluppo turistico della sua Mazara ha indirizzato tutte le sue energie di deputato e di amministratore, non può restare sordo alle preoccupazioni dei suoi concittadini. Sarebbe opportuno che essi conoscano quale indirizzo e quali scelte intenda fare l’amministrazione sull’ipotesi dell’insediamento nucleare. Inoltre, ancora poco chiara appare la posizione del primo cittadino in merito al prossimo referendum sulla privatizzazione dell’acqua. Sarebbe interessante conoscere in che direzione intende muoversi l’amministrazione, se essa è favorevole o contraria alla gestione privata del servizio idrico. I temi del nucleare e dell’acqua richiedono delle scelte politiche chiare alle quali il sindaco On. Cristaldi assieme all’intero Consiglio Comunale e a tutte le forze politiche in esso rappresentate, devono dare una risposta. I mazaresi hanno il diritto di sapere da che parte stanno l’Amministrazione e il Consiglio Comunale?

venerdì 25 marzo 2011

Cure parlamentari

Si percepisce, in questi giorni, un profondo senso di smarrimento tra i parlamentari siciliani. Mentre il Mediterraneo è in fiamme, l’Italia è in mezzo a una guerra, la Sicilia trasformata nella più grande base bellica operativa dalla “ coalizione dei volenterosi”, Lampedusa ridotta in un lager disumano, la nube radioattiva dal Giappone è arrivata nel nostro Paese, qual è la priorità del Governo italiano? Salvare Berlusconi dai processi. Come? Facendo passare in commissione giustizia il “processo breve per gli incensurati di età maggiore a 65 anni”. Contemporaneamente la Giunta delle Autorizzazioni a Procedere si è espressa sul conflitto di attribuzione per il “caso Ruby”, e la mozione della maggioranza, che rinvia il processo al Tribunale dei Ministri, è passata per un voto grazie ai cosiddetti “responsabili, solo dopo che questi ultimi hanno avuto nominato ministro dell’Agricoltura il pupillo di Cuffaro, l’on. Saverio Romano. Tutto avviene, in beffa ai dubbi e ai rilievi, sull’opportunità di detta nomina, espressi verbalmente e messi poi nero su bianco,dal Capo dello Stato .Ma si sa che il senso del pudore non è una qualità che caratterizza il presidente del consiglio. Lo stato di depressione dei nostri onorevoli rappresentanti ha raggiunto, pertanto, livelli di guardia allarmanti, dovendo essi constatare che il Governo Berlusconi sta in piedi grazie ai voti dei “responsabili”, rappresentati da Saverio Romano, Scilipoti , Barbareschi e simili. Preoccupato per lo stato di frustrazione che affligge la compagine siciliana, e che potrebbe indurre qualcuno a compiere delle azioni inconsulte, il premier sta pensando di far scendere in campo, in politica, alcune olgettine ,con il compito di tenere alto il morale degli avviliti parlamentari. Il partito dell’amore sta pensando anche di inserire, nella prossima riforma costituzionale, il trasloco del Parlamento da Montecitorio a “ Monte di Venere “ .

mercoledì 23 marzo 2011

La sindrome del " Posto al sole "


E’ la mancanza di una seria e credibile politica estera che ancora una volta mostra una Italia fare sfoggio di doppiezza diplomatica. Solo pochi mesi fa avevamo firmato un trattato di amicizia che ci imponeva di non fare mai la guerra alla Libia; inoltre i due paesi si impegnavano a non consentire l’uso del proprio territorio ad altri che stessero compiendo atti ostili nei confronti di uno dei due. Invece, nel giro di pochi giorni, siamo passati dal «non voler disturbare Gheddafi» all’accodarci alle strategie belliche fatte da altri. Ancora una volta è “la sindrome del posto al sole “ il male di cui soffre l’Italia. Nel 1911, con il governo Giolitti, ci avventurammo in una inutile impresa coloniale della quale ci portiamo ancora dietro il senso di colpa nei rapporti bilaterali con l’ex colonia; adesso,incuranti dei decenni di politica di ravvicinamento, di mal di pancia subiti in nome della real politica, ricadiamo in preda alla stessa sindrome dalla quale non siamo mai guariti. Semplicemente che il sole non c’è e siamo alla ricerca di almeno un “ posto “. Quello che ci spingeva ieri continua a spingerci anche oggi, l’ ossessione di fare parte del gruppo di testa, sempre e comunque, anche solo per dimostrare che “l’Italia conta”. Questa ambiguità di politica estera ha declassato di fatto il ruolo che l’Italia avrebbe dovuto avere nel Mediterraneo, ruolo preminente alla luce degli avvenimenti avvenuti in Tunisia e in Egitto e che aveva come obiettivo strategico il recupero di Gheddafi al mondo occidentale, attraverso una mediazione, che non apparisse, come invece è stato, un eccesso di sottomissione e di accondiscendimento ai capricci e alle stravaganze del raìs libico. La disinvoltura con la quale tale compito è stato portato avanti dall’attuale governo ha raggiunto il massimo dell’imbarazzo, a livello diplomatico, per i rapporti personali tra Berlusconi e Gheddafi suggellati dal “ baciamano “ al colonnello libico. Disappunto che hanno indotto la Francia, gli Usa e la Gran Bretagna a relegare il nostro Paese tra quelli inaffidabili e privi di credibilità politica. La stessa decisione di dare alla Nato un ruolo tecnico e non politico, e di accontentare l’Italia assegnandole un ruolo "di primo piano" nella missione della Nato per il rispetto dell'embargo delle armi,  e con  il comando della componente marittima, conferma la sfiducia che Francia, Inghilterra e Usa nutrono, sul piano politico, nei confronti della politica estera del nostro governo. Ma per Berlusconi, Frattini e La Russa ciò che conta oggi più che mai non è il rango, ma l’esserci.

sabato 19 marzo 2011

1861 - 2011 . Celebrazioni in sordina

Celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità nazionale? No Grazie. Non siamo nel nord est padano, non vi sono in giro bandiere verdi con il sole delle Alpi; però Mazara del Vallo, la prima città in Sicilia che issò alto il tricolore con l’emblema sabaudo all’indomani dello sbarco dell’eroe di due mondi , nonostante la scenografia, messa in atto dall’amministrazione, costituita da due lunghi striscioni tricolori che avrebbero dovuto collegare le due piazze storiche interessate dagli eventi risorgimentali, ha dimenticato di ricordare i suoi figli che volontari seguirono l’Eroe dei due Mondi. La lapide commemorativa collocata nella Piazza più bella della città è rimasta incurata, spoglia, sbiadita, abbandonata all’anonimato, con i nomi resi illeggibili dal trascorrere del tempo e dall’incuria dell’uomo. Nell’oblio è caduto anche il monumento a Garibaldi nell’omonima villa.


La lapide commemorativa dei volontari garibaldini così come si presentava il 17 Marzo 2011

Riteniamo doveroso ricordare questi nostri concittadini, che immolando nobilmente la loro vita, hanno fatto sì che anche Mazara fosse tangibilmente presente alla costruzione di quel percorso che da lì a poco avrebbe portato alla realizzazione dello stato unitario.

Garibaldini del 1860-’61-’62-‘66
-Napoli Vincenzo fu Vito, Bonanno Santoro fu Simone, Serra Onofrio fu Clemente, Bonanno Giuseppe fu Simone, Safina Giuseppe fu Vito, Clementi Vito fu Giovanni, Nicolosi Gaspare fu Francesco, Morello Giovanni fu Giuseppe, Sansone Cesare fu Girolamo, Sansone Cesare fu Vincenzo, Accardi Vincenzo fu Girolamo, Rizzo Giuseppe fu Giuseppe, Giliberti Salvatore fu Pietro, Figalli Paolo ,Di gregorio Carlo fu Antonino,Maccagnone Giuseppe fu Scipione,Sansone Giuseppe fu Diego,Cristaldi Girolamo fu Girolamo,Favata Salvatore fu Francesco,Mauro Pietro fu Gaspare, Basone lorenzo fu Francesco, Grassa Pasquale fu Gaetano, Foderà Antonino fu Vito,Passanante Matteo fu Giovanni, Sansone Pietro fu Cesare, Favata Giovanni fu Francesco, Russo Pietro fu G.Battista,Tilotta Mario fu Pietro, Sinacori Vincenzo fu Orazio, Bucca Vito fu Onofrio.

Volontari del 1848 e 1849
Barracco Gaetano fu Vito, Romeo Giovanni.

mercoledì 16 marzo 2011

Mazara sito nucleare?

Sarebbe Mazara del Vallo,secondo quanto pubblicato dal quotidiano Marsala.it uno dei siti prescelti dal governo in cui dovrebbe essere costruita una delle nuove centrali nucleari.
Ecco l’articolo:
Gli effetti devastanti delle centrali nucleari che stiamo osservando in Giappone in questi giorni hanno riportato l’attenzione su un dibattito che sembrava sopito in Italia.In realtà, nel nostro Paese, i siti in cui potrebbero sorgere le centrali nucleari hanno già dei nomi ben definiti.
Secondo il ‘Dossier Nucleare’ portato avanti dai parlamentari del Pd, oggetto anche di un’interrogazione, la mappa realizzata nel 1979 dal Comitato nazionale per l’energia nucleare è stata praticamente ‘ricalcata’ in questi anni con l’eliminazione di qualche sito.
Dai 52 delle origini, si è passato ora a 45 siti che potrebbero divenire sede di centrali nucleari. Di questi, 4 sono in Sicilia e riguarderebbero la zona costiera intorno al comune di Licata, in provincia di Agrigento, la zona costiera tra Marina di Ragusa e Torre di Mezzo, in territorio di Ragusa, la zona costiera intorno a Gela, in provincia di Caltanissetta e la zona costiera a sud di Mazara del Vallo, in territorio di Trapani.
A quanto riferito dai parlamentari del Pd, il governo non ha però mai reso noti, ufficialmente, questi dati: “I vincoli per identificare i siti – ha osservato Ermete Realacci, esponente del Partito democratico e responsabile green economy – sono dati a priori: devono essere località geologicamente stabili, devono avere tanta acqua ed essere relativamente poco popolose.

L’incrocio di questi tre fattori non produce mille siti, ma quelli elencati dal Cnen nel 1979, anche se il governo fa slittare sempre il momento in cui renderlo pubblica.

martedì 15 marzo 2011

Celebrazioni dell'Unità Nazionale:Uno schiaffo alla memoria



Ci si aspettava qualcosa di diverso della vuota routine giornaliera; qualcosa che desse una scossa al torpore pervasivo della memoria, che risvegliasse in ciascuno il senso dell’appartenenza, inteso come unione tra cittadini ad un’unica nazione che si chiama Patria, voluta da giovani uniti da ideali come libertà, democrazia, giustizia; per la conquista di questi valori essi hanno combattuto e sono caduti. Il loro è stato un insegnamento per le future generazioni affinché non perdessero la loro dignità. Fu così che lombardi e piemontesi, veneti e liguri, trentini e siciliani,calabresi e campani si fecero italiani senza perdere le loro radici e le loro tradizioni. Essi contribuirono pertanto al formarsi di una coscienza politica che sarà il seme dal quale germoglierà parecchi anni dopo, la democrazia. Giustamente ha detto il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano:” guardandoci dall'idoleggiare lo Stato unitario quale nacque e per decenni si caratterizzò, va ricordato come solo nel primo decennio del '900 - nel decennio giolittiano - si produsse una svolta decisiva per la crescita dell'istruzione pubblica, per l'abbattimento dell'analfabetismo, e più in generale, grazie alla scuola, per un progressivo avvicinamento all'ideale - una volta compiuta l'unità politica - di una lingua scritta e parlata da tutti gli italiani.” Cento anni dopo “francesi e tedeschi e italiani” si sarebbero innalzati a europei e i loro pensieri si sarebbero innalzati all’Europa, Patria di patrie più piccole, non dimenticate già, ma meglio amate”, come aveva profetizzato Benedetto Croce. Eppure le giovani generazioni se ne sentono distanti e poco motivate dalle celebrazioni in atto; esse appaiono più concentrate sugli aspetti economico-politici del nostro Paese, non dimostrano sensibilità per la storia se essa non si traduce in fatti concreti che li aiutino a superare la barriera di foschia fatta di “ sfiducia nel presente e d’incertezza del futuro”, e che li fa sentire emarginati dal mondo dei “grandi. In un paese di vecchi, come dar loro torto? Ci si aspettava, nella ricorrenza del 150° Anniversario dell’Unità d’Italia che anche Mazara, città il cui ruolo è stato strategico per il diffondersi nelle coscienze di quei valori di libertà e giustizia portati dai “mille”, e che contribuì in maniera significativa all’impresa in termini di uomini e di servizi, fosse presente in maniera autorevole ed istituzionale alle celebrazioni dello Stato Unitario. Al contrario, ad eccezione di isolate manifestazioni dovute ad associazioni culturali indipendenti, peraltro non coordinate e non comunicanti tra loro, si assiste ad un freddo quanto indifferente silenzio, da parte dell’amministrazione, che appare come uno schiaffo al ruolo che Mazara e i mazaresi svolsero nei primi giorni dello sbarco, non fosse altro che Mazara è stata la prima città in Sicilia a issare nel Piano Maggiore, oggi Piazza della Repubblica, il primo tricolore con l’emblema sabaudo. Ci si aspettava dalle istituzioni locali un messaggio forte che rendesse ancora attuale quei valori di legalità, giustizia, uguaglianza, solidarietà, accoglienza: bagliori  di ideali che avrebbero illuminato e dato una speranza alle giovani generazioni incamminate verso un futuro costruito su una nuova nazione mediterranea ed europea, che se priva di saldi valori di riferimento, sarebbe avviata verso quel “disastro antropologico” gridato dai vescovi.

sabato 12 marzo 2011

Mazara: 150° annniversario dell'Unità d'Italia.

 


Perseguitato e minacciato dall’Inquisizione, convocato d’urgenza dal Papa per giustificarsi e poi sospeso a divinis e scacciato come l’ultimo dei miscredenti. Eppure l’unico «peccato» del francescano Fra Giacomo da Poirino (al secolo Giacomo Marrocco), rettore della parrocchia di Santa Maria degli Angeli a Torino, era stato quello di assolvere sul letto di morte un moribondo. Quell’uomo non era un comune miscredente, bensì uno dei nemici della Chiesa: lo scomunicato Camillo Benso di Cavour. A duecento anni dalla nascita del Conte e a 150 dall’Unità d’Italia, un professore dell’Università di Pisa, Lorenzo Greco, pubblica un romanzo storico (Il confessore di Cavour, edizioni Manni, Lecce) dedicato a quel prete atipico e straordinario capace, prima davanti al pontefice e poi sotto le minacce dell’inquisitore, di non tradire se stesso e il suo apostolato, e subire punizioni e persecuzioni e la riduzione allo stato laicale.
DOCUMENTO ECCEZIONALE Per ricostruire i fatti, il professor Greco si è basato su un documento eccezionale trovato in un archivio toscano. Si tratta di un racconto autobiografico nel quale, come in un diario, Giacomo da Poirino racconta quei momenti terribili e dimostra il coraggio con il quale, davanti a Pio IX, rifiuta di sconfessare il suo operato (come richiesto dal Papa) e conferma la validità misericordiosa dell’assoluzione davanti a un’anima in cerca di Dio. Fra Giacomo si rifiuta di certificare una mai avvenuta ritrattazione di Cavour del suo operato contro il potere temporale della Chiesa e che invece il papa avrebbe voluto per dimostrare il pentimento del Conte. «Santità, mi perdoni, a fare tale dichiarazione non posso senza tradir la mia coscienza ed infamar me stesso, epperciò sono pronto a soffrir ogni cosa, anche la morte, piuttosto che cedere». E’ un episodio oscuro quello raccontato da Greco con particolari inediti che anche i maggiori biografi del Conte non conoscevano. «Giacomo fu parroco nella chiesa vicino al palazzo di Cavour – spiega Lorenzo Greco -, e si trovò per insistenza del Conte a promettergli di assisterlo in punto di morte con i conforti religiosi. Cavour era cattolico come tanti, non praticante, però si preoccupava che la sua morte non fosse un giorno occasione di scandalo nella società torinese e nazionale. Essendo Cavour scomunicato per il suo impegno politico nel contrastare i privilegi della Chiesa, e nell’attentare al potere temporale del Papa, il frate non avrebbe potuto dargli i sacramenti». Invece il frate mantenne la promessa. Confessò «il nemico della Chiesa» e gli impartì i sacramenti.
TERREMOTO IN VATICANO La «salvezza spirituale» dello stratega dell’Unità d’Italia, provocò un terremoto in Vaticano. Pio IX, informato della «scandalosa decisione», volle un incontro personale con Fra Giacomo. Appena si trovò davanti a Pio IX questi gli disse: «Alzatevi e mettetevi davanti a me e rispondete alle interrogazioni che sono per farvi. Voi dunque avete confessato Cavour?» «Santità io confesso tutti quelli che mi chiedono di confessarsi da me».” «Intanto: ditemi un poco, questa ritrattazione di Cavour esiste o no? Se esiste pubblicatela. Se no! dichiarate che voi avete mancato al vostro dovere d’imporgliela di fare». (Si pretendeva che Cavour prima di ricevere i sacramenti ritrattasse il suo operato politico) A tale interrogazione dissi: che di ritrattazione non ne sapevo nulla; l’avrà fatta, o non l’avrà fatta non so! Allora il Santo Padre mi disse: «E chi deve saperlo? Non sapevate che prima di confessarlo dovevate dirgli: ritrattate Signor Conte di Cavour tutto quello che avete fatto contro la Chiesa e poi principiate la vostra confessione?» (Il frate mette la questione sul piano teologico: il dovere di un prete di soccorrere chiunque in punto di morte chieda i conforti religiosi, ma il Papa pensa solo all’aspetto pubblico e politico di un Cavour «nemico» della Chiesa che muore in grazia di Dio e salva l’anima) Io gli ho riposto che il detto Conte mi aveva chiamato per confessarsi, ed io avevo fatto il mio dovere. Allora il Santo Padre, piuttosto in collera, dissemi: «no che voi non avete fatto il vostro dovere, epperciò dichiarate in iscritto che voi mancaste ad un vostro stretto dovere di obbligarlo a ritrattare».
L'INQUISIZIONE Poirino fu poi costretto ad affrontare l’esame dell’Inquisizione. «E qui intimorito e forse minacciato – spiega Greco - il frate soffre ed esita appena, ma decide di tenere testa anche davanti all’inquisitore che lo interroga con grande abilità gli offre vari escamotage logici per risolvere la controversia». Basterebbe che il frate dicesse che nell’emozione del momento era un po’ confuso e non ha pensato a far fare la ritrattazione al Conte, e tutto sarebbe risolto. «Ma il frate non si arrende, si rifiuta di svilire il suo operato – continua Greco -. E quindi i superiori lo prendono per birbante, zuccone, ignorante. Ma egli: “non posso aderire al vostro consiglio perché non voglio agire contro la mia coscienza, sarò vittima, andrò sul patibolo, ma dirò sempre che non posso”» Quando poi Poirino scrive la dignitosa relazione e la porta al Papa, questi la scorre appena e lo rimbrotta dicendo che quei fogli sono buoni per «avviloppare i salami». «Le minacce sono sottili ma palesi – spiega il professor Greco - : rischia di perdere la libertà, di non tornare più a casa. Poi le pressioni politiche del Piemonte, e il timore di fare del frate una vittima, nel clima politico agitato del momento, consiglia di far partire il padre verso casa. Poco dopo sarà sospeso a divinis, pagando una fermezza e una dignità straordinarie». Fra Giacomo muore povero e solo a 77 anni, quindici anni dopo la Breccia di Porta Pia e la fine del potere temporale della Chiesa.
Recensione di  Marco Gasperetti  ( Corriere .it)







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lunedì 7 marzo 2011

" Pane al pane - Vino al Vino " - Conversazione con Antonino Cusumano



E’ nata ALCHIMIE, nuova associazione socio-culturale
L’associazionismo a Mazara sembra vivere un momento particolarmente felice. Le tante associazioni operanti sul territorio danno prova di grande energia. Ad esse se ne aggiunge una nuova: ALCHIMIE, che nutre la vocazione della valorizzazione del territorio e delle risorse umane. ALCHIMIE è nata dall’idea di offrire una opportunità a tutti coloro che vogliono adoperarsi in modo attivo e propositivo, mettendo in gioco le proprie competenze e perseguendo le proprie aspirazioni per realizzare concretezze: politica del fare e dell’agire, dell’organizzare e del gestire, del valorizzare e del realizzare.
A due mesi esatti dalla costituzione di ALCHIMIE, il prof. Antonino Cusumano inaugurerà – presso l’Aula Magna del Seminario vescovile, sabato 12 marzo 2011, alle ore 17.00 - il primo anno sociale con una conversazione sul tema “Pane al pane e vino al vino”. La cittadinanza è invitata a partecipare.
Emblematicamente, al di là delle colte considerazioni del prof. Cusumano, il tema dell’incontro assurge a simbolo della quintessenza dell’Associazione: chiamare le cose col proprio nome, concretamente, senza orpelli verbali.
Le attività previste dallo Statuto spaziano dalla valorizzazione del territorio e della città, alla organizzazione di eventi culturali, a progettazioni relative a programmi europei, al puro volontariato. Concretezza, autenticità, iniziativa.
L’Associazione è in piena attività: già previsti due progetti del programma europeo Youth in Action, destinati a giovani dai 18 ai 30 anni; un progetto su un concorso naturalistico-formativo rivolto alle Scuole della città per l’anno scolastico 2011-2012; un corso di lingua inglese per adulti, che sempre più sentono il bisogno di mettersi in gioco e di stare al passo coi tempi che hanno fatto della lingua inglese e di Internet le due corsie preferenziali della super-autostrada della modernità.
ALCHIMIE è una Associazione apartitica e senza scopo di lucro; accoglie i generosi di mente e di cuore, i volenterosi che amano contribuire fattivamente, gli entusiasti dell’autenticità e della positività.
Anche tu, Lettore, puoi diventarne socio.
Giuseppa Ripa
( Presidente ALCHIMIE - Sezione di Mazara del Vallo )




mercoledì 2 marzo 2011

La scuola pubblica contro la sacra dottrina del " Bunga Bunga"


Che il premier Silvio Berlusconi dimostri una conclamata disinvoltura  a sparare dichiarazioni sopra le righe tranne poi  rimangiarsele attraverso un ormai stantìo: “ come al solito sono stato frainteso”, sono piene le cronache. Prima si scaglia, in preda a forme di  delirio parossistico, contro i sempre presenti comunisti, ( per Lui il muro di Berlino non è mai caduto); poi la stampa di sinistra, a seguire i magistrati, “gente di psiche poco stabile altrimenti non farebbero quella professione” quindi le toghe rosse, il CSM, la Corte Costituzionale , la Presidenza della Repubblica,il Presidente della Camera dei Deputati, Anno Zero, Ballarò e L’Infedele per quanto riguarda la televisione, i sindacati di sinistra, le centinaia di migliaia di donne che scendono in piazza, gli studenti che invece di andare a fare la corte alle ragazze ( come faceva lui da giovane), protestano per una scuola migliore, i gay considerati sottospecie da isolare, ed infine la scuola pubblica dove non si ha “ La  Libertà di educare i propri figli liberamente, e liberamente vuol dire non essere costretti a mandarli in una scuola di Stato, in cui gli insegnanti inculcano principi contrari di quelli dei genitori”. Così, per il premier Amico dell’Africano e dei più efferati dittatori contemporanei, gli insegnanti sono i responsabili del degrado culturale, etico,sociale, politico,della sana gioventù, perché con il loro insegnamento fatto di disvalori opposti ai sani principi dettati dalla dottrina del bunga bunga, minano alla base il sacrale rito della donazione  del proprio corpo al flaccido Creso di Arcore. Sull’argomento gli insegnanti e le insegnanti fan del Presidente del consiglio hanno qualcosa da dire?