Cartesio


Non c'è nulla interamente in nostro potere,se non i nostri pensieri.
Cartesio

martedì 20 novembre 2012

Una proposta per i prossimi viaggi del Satiro.

                                              Mazara del Vallo- Chiesa di S.Egidio:Museo del Satiro

Con l’esposizione del satiro danzante all’expo di Aichi inizia il pellegrinaggio della statua, fatto unico nel suo genere, verso le città che ne facevano richiesta. Tokio, Roma, Parigi, Palermo, Londra.
Il satiro diventa una “cosa” itinerante, e alla stessa stregua di una “cosa” viene considerato dalla Sopraintendenza ai Beni Culturali, dalla stessa Regione Siciliana e dall’amministrazione comunale.
L’ex chiesa di S. Egidio diventa così, più di un museo, un luogo di parcheggio momentaneo per il satiro,e durante la sua assenza rimane un involucro vuoto, scarno, triste, inutile.
All’expo di Haichi la statua dominava il padiglione Italia dove era stato installato in una struttura a forma di gigantesca perla che ne amplificava la bellezza;si disse allora che la perla sarebbe stata donata al museo mazarese.
Era stato promesso anche un sofisticatissimo impianto di climatizzazione per proteggerlo dalle intemperie. Solo promesse.
Durante la sua permanenza al Louvre,al museo di Mazara,grazie ai nostri super competenti dei BB.CC., è stato dato il privilegio di ospitare niente meno che delle copie dellaVenus Genetrix e della Supplice Barberini;per quanto interessanti, non possono competere per bellezza, per importanza, per richiamo con il Satiro di Mazara. Se non è irriverenza questa!
Durante la trasferta a Londra,ci si è dovuti accontentare di una traslocazione di una parte di pezzi facenti parte della bella mostra Islam a Gibellina. Reperti peraltro in gran parte appartenenti a Mazara.
Insensata si rivela la Regione, che annacqua la vocazione turistica e culturale di questo territorio nel momento in cui acconsente le trasferte della statua;ma non era  stato proprio l’allora assessore ai Beni Culturali della Regione,Leanza, dopo la trasferta al Louvre, ad avere annoverato il satiro tra le opere d’arte non trasferibili dalla propria sede?
 Ammesso che la traslocazione temporanea di un’opera così unica rappresenta un momento alto di promozione per Mazara e la Sicilia tutta, ciò non è sufficiente se non viene accompagnata e seguita in maniera sinergica da una politica di interscambio che abbia come obiettivo la promozione del territorio
 Il depauperamento seppur provvisorio,ma si tratta sempre di alcuni mesi,della  sede naturale del Satiro costituisce una pur sempre perdita di appeal per la città, e come tale dovrebbe essere ricompensata da iniziative altrettanto significative. Sono queste iniziative ad essere venute meno,e che associate ad una politica culturale “idiota” da parte della Regione Siciliana e degli enti preposti alla salvaguardia e alla rivalutazione dei beni culturali del territorio, hanno di fatto svuotato di ogni interesse la statua pescata in mare, e altre pregevoli opere almeno in questa terra di Sicilia.
Non esiste, ovviamente, il percorso inverso. Nessuna opera significativa e di grande interesse culturale ed artistico verrà portata in questa terra da altri grandi musei, nessuna opera farà il viaggio da Londra,da Tokio o da Parigi a Mazara;il  paradosso è che la Sicilia al di  fuori dalla Sicilia  è conosciuta come  un insieme meraviglioso di arte,cultura,tradizioni,colori e sapori;al contrario, dentro casa  essa risulta come un buio magazzino.
Perché,dunque, i turisti dovrebbero venire a Mazara, quando hanno la possibilità di ammirare il Satiro in luoghi geografici più vicini a loro? Lo stesso vale per il Giovane di Mothia o l’Ephebo di Selinunte.
Le grandi opere d’arte,grazie ad una gestione politica regionale fatta da incompetenti ed incapaci,sono ignorate  così dagli stessi siciliani i quali trovano più interessante affollare i centri commerciali anziché i siti d’arte e i musei. Quanti sono i siciliani che vanno a visitare il museo di arte contemporanea di Gibellina, il museo Riso di Palermo o la Venere di Morgantina?
E’ inverosimile la disattenzione e la non partecipazione alla discussione di quanti e quante,  che di questa città hanno scritto e strascritto,  oggi appaiono distratti e indifferenti, come se tutto ciò che rappresenta una cultura ”alta” non appartenga alla collettività. Forse che la verità sta forse nel fatto che Mazara non ha mai sentito come “antropologicamente proprio” il satiro?
 Per la prossima uscita della statua si potrebbe chiedere alla regione qualcosa di più adeguato e significativo:si potrebbe pretendere il ritorno a Mazara, sua sede naturale, del Vaso Arabo – Ispano di tipo Alhambra*che si trova al museo Regionale di Palazzo Abatellis e che potrebbe essere allocato nello stessa sede del satiro o in una apposita sezione da allestire, assieme alle anfore e ai vasi appartenenti a Mazara ma dislocati nelle diverse sedi della sopraintendenza ai BB.CC.
Si vuole o non si vuole promuovere Mazara come capitale  della multiculturalità e della ceramica?
E’ chiedere troppo? Stiamo esportando il Satiro, non cannoli!


*La grande anfora giunse al Museo Nazionale di Palermo dalla Chiesa della Madonna del Paradiso di Mazara del Vallo e confluì nelle collezioni di Palazzo Abatellis con l’istituzione della Galleria nel 1954. Essa costituisce un pregevolissimo esempio per qualità e dimensioni di ceramica dipinta a lustro metallico (loza dorada), particolare tecnica di decorazione che prevedeva un’attenta e difficile cottura.
 Il minutissimo ornato descrive nella fascia centrale un’iscrizione in caratteri cufici, che ripete la medesima parola. 
L’opera può essere confrontata con altri rari esemplari simili oggi conservati a San Pietroburgo, Stoccolma, Madrid e Granada; questi vasi, dalla funzione puramente ornamentale, sono detti di tipo Alhambra poiché alcuni di essi erano destinati ad abbellire il palazzo dell’Alhambra di Granada. 
La produzione di queste anfore, di grandi dimensioni e con due anse piatte, costituisce indubbiamente il punto più alto raggiunto dalle fabbriche andaluse di Malaga nel XIV secolo.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Sì sarebbe proprio il caso di riprendersel quel vaso. Ma che ci faceva alla Madonna del Paradiso? Poi mi chiedo se qualche mazarese, a parte, si capisce, la troika di servizio, abbia avuto l'opportunità di rimirare il Satiro a Londra ( di concittadini che vi vivono non ne mancano ) e possa rapportarci circa la valoriozzazione del nome 'Mazara' in quella sede. Sì, perché temo che qualcuno possa essere stato tentato di scrivere 'opera custodita presso il museo Pepoli di Trapani'.
valenziano

Anonimo ha detto...

Ho controllato, basta andare sul sito della Royal academy. Nella didascalia 'Mazara del Vallo' e 'Trapani' compaiono ambedue. Esattamente con gli stessi caratteri tipografici.
valenziano