Cartesio


Non c'è nulla interamente in nostro potere,se non i nostri pensieri.
Cartesio

martedì 6 gennaio 2009

In fondo al tunnel niente

La Città sarà destinata a diventare un triste borgo di anziani indigeni governato da mediocri e sprovveduti.

A medio e lungo termine,la nuova classe dirigente sarà fortemente caratterizzata dalla presenza di nuove generazioni culturalmente meticce

E’una passione infinita quella che colpisce Mazara. Anno dopo anno, la città si ritrova più impoverita economicamente, per il sopraggiungere di eventi che investono la globalizzazione dei mercati, ma non solo. Parte della responsabilità del suo declino economico è da ricercarsi soprattutto nelle dinamiche produttive interne, nell’assenza di un progetto di sviluppo a medio e lungo termine, e in una obsoleta economia fondata sull’improvvisazione e su logiche di mercato antitetiche ai moderni criteri produttivi. Si assiste, inoltre, all’impoverimento della cultura di questa città, in termini di risorse intellettuali e soprattutto di valorizzazione, di salvaguardia e di conservazione del patrimonio artistico – monumentale. Occorrerebbe da parte della collettività, una serena riflessione sull’esodo, sempre più numeroso, per motivi di studio, dei suoi figli verso le università settentrionali, non tutte di eccellenza, e sull’enorme flusso di denaro liquido che lo accompagna. Un salasso economico a danno dell’economia locale e una evaporazione di intelligenze che aggiunte alle carenze strutturali ataviche del territorio, ne amplificano, negativamente, la forbice socio economica rispetto al nord. L’impoverimento delle risorse e della qualità intellettiva segnerà, inevitabilmente, un arretramento delle dinamiche e dei processi produttivi, che dovrebbero essere indirizzati alla valorizzazione delle specificità e delle vocazioni territoriali; tale regressione intellettiva appare un reale disinvestimento di natura socio–economica; essa sarà, anche, un fattore sostanziale nell’accelerare il declino della collettività in termini di sviluppo, di progresso, di crescita sociale. Se si considera il flusso demografico interno, non può fuggire all’analisi una presenza di figli di immigrati sempre più numerosa, apparentemente adattati, ma non integrati, una parte dei quali, nell’indifferenza delle istituzioni, vive il proprio disagio per le difficoltà di inserimento nel mondo del lavoro e per la mancanza di un mirato progetto interculturale che abbia come finalità la loro formazione e il raggiungimento dei diritti politici, attivi e passivi. Inevitabilmente la città sarà destinata,a scoprire questa realtà che ha, di comodo,ignorato; vi sono problemi sociali irrisolti, di sicurezza e di ordine pubblico sottovalutato; essa sarà votata a subire, suo malgrado, un radicale cambiamento socio culturale i cui contorni appaiono ancora non chiaramente delineati. E se gli immigrati di prima generazione non hanno costituito motivo di tensione sociale,lo stesso non si potrà dire degli immigrati di seconda generazione molti dei quali nati in città, ai quali vanno aggiunti altri giovani arrivati con flussi successivi. E’ da queste sacche di disagio che si alimenta parte della nuova microcriminalità. Senza sottovalutare la presenza consistente di immigrati provenienti dall’Europa dell’est, slavi ,rumeni, albanesi, assieme a una comunità cinese in costante crescita. La mancanza di strategie politiche di intervento incentrate su processi di reale integrazione, rendono incerte le stesse prospettive future della città, avendo, essa, imboccato un tunnel in fondo al quale sembra esserci il niente. Prima o poi i nodi verranno al pettine. Nel breve periodo, la città sarà destinata a diventare un triste borgo di anziani indigeni governato da mediocri e sprovveduti. A medio e lungo termine, tuttavia, la nuova classe dirigente sarà fortemente caratterizzata dalla presenza di nuove generazioni di figli di immigrati, culturalmente meticce, prive di identità di appartenenza, né mediterranea né europea. Una città senza anima. Il processo è già avviato.

L.T

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