Cartesio


Non c'è nulla interamente in nostro potere,se non i nostri pensieri.
Cartesio

domenica 18 gennaio 2009

Mazara

“Mazara contrasto eterno tra infelicità e speranza”

di Gianvito. Tumbarello

Il 5 Gennaio si è celebrato il 25° anniversario della morte di Giuseppe Fava, freddato dalla mafia con quattro colpi alla nuca per la semplice ragione di essere un uomo libero, un giornalista vero senza ossequi, che mai si è prestato alla logica mafiosa del silenzio e dell’omertà, ma anzi per primo denunciò la collusione tra mafia, politica e i Quattro Cavalieri dell’Apocalisse mafiosa (come definì lui stesso un gruppo di imprenditori catanesi degli anni 70 e 80). Per ricordare la figura di Pippo Fava, la Rai ha mandato in onda mercoledì sera (14 Gennaio, n.d.a.) su RaiDue uno speciale “La storia siamo noi” dove si ripercorreva la vita di Fava e soprattutto i suoi ultimi giorni, compresa l’ultima intervista rilasciata a Enzo Biagi nella trasmissione “Film Dossier” del 28 Dicembre 1983. La trasmissione, toccante e agghiacciante per certi aspetti, soprattutto alla luce delle parole del collaboratore di giustizia Angelo Siino, definito il Ministro dei Lavori Pubblici di Cosa Nostra, si è conclusa con un trafiletto del suo ultimo servizio giornalistico nella trasmissione Blitz di Gianni Minà del 1983, in occasione della quale Pippo Fava si trovava a Mazara del Vallo e a bordo di un motopeschereccio spiegava così le motivazioni della scelta di Mazara: <<Blitz cercava un posto che potesse rappresentare la sicilianità; [...] abbiamo scelto Mazara perché a Mazara si rappresenta la contraddizione dell’essere siciliano, cioé il contrasto eterno tra infelicità e speranza.>>. Questa frase mi ha molto colpito, al punto da scriverla subito sul primo foglietto di carta che avevo a portata di mano, e riflettere su ciò che Fava voleva far intendere. Avevo poco più di un anno quando venivano pronunziate quelle parole, e non potevo conoscere la realtà in cui versava Mazara. Oggi posso dire di conoscerla non bene, ma abbastanza da poter rompere un silenzio durato 25 anni e tentare di verificare quanto tali affermazioni risultino essere ancora oggi attuali. La risposta, ahimè, è chiara e visibile agli occhi di tutti, o per meglio dire, di chi vuol vedere: Mazara è la città descritta da Fava, una città piena di contraddizioni, una città che vive costantemente il suo stato di infelicità come se fosse una condizione naturale, una condicio sine qua non, vive il suo oblio accettandolo senza mostrare un reazione di orgoglio, di rivalsa verso chi sulla pelle dei mazaresi ha costruito il proprio consenso. Ma Mazara spera, spera che un giorno tutto questo possa finire, spera che un domani qualcosa possa realmente cambiare, spera che qualcuno si faccia carico dei problemi in cui la città versa e provi a risolverli, a ridare lustro a quella inclita urbs che sotto la dominazione araba ha conosciuto il suo massimo splendore, quella città che fu davvero crocevia di popoli e culture diverse, il fulcro del Mediterraneo. Mazara è una città che non ha bisogno di belle parole, non di dialettica né tanto meno di speranza. Mazara ha bisogno di coraggio, della consapevolezza nelle proprie potenzialità, di osare. Mazara ha bisogno di uno slancio politico, culturale ed economico oggi più di ieri, con una crisi economica che non conosce eguali nella storia recente, che sta travolgendo imprese e lavoratori autonomi, e che rischia di inghiottire e annichilire la più importante marineria d’Italia come un buco nero inghiotte la luce. Sembrano presagi apocalittici, ma se non si cambia davvero modo di pensare, se non si cambia soprattutto modo di concepire la politica rendendo la cittadinanza viva e attiva, allora tutto ciò potrebbe diventare la triste realtà. Ecco perché sto facendo quest’appello, rivolto ai cittadini e soprattutto a chi si appresta a candidare la propria persona a ricoprire la carica primo cittadino di questa nostra città che mi auguro possa tornare ad essere la inclita urbs.

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