Cartesio


Non c'è nulla interamente in nostro potere,se non i nostri pensieri.
Cartesio

domenica 13 dicembre 2009

Il diritto a professare la propria fede.

Le ore 8 dell’ultimo venerdì di Novembre. Il piazzale G.B. Quinci presenta uno spettacolo insolito: una folla di almeno 300 musulmani, in gran parte tunisini, sta ordinatamente in ginocchio sopra stuoia e tappeti colorati, con la fronte rivolta verso est, in direzione di La Mecca. Il muezzin ha appena finito la sua chiamata. E’ l’ora della prima delle cinque preghiere del venerdì. Neanche il rumore dei motori delle automobili né qualche suono indiscreto di clacson riesce a distrarre i fedeli dal loro raccoglimento. Mazara, la città che ha l’enclave tunisina più numerosa d’Italia non riesce a dotare questa comunità di un luogo di preghiera dignitoso e discreto. In città si parla di salvaguardia dell’identità, si susseguono conferenze e convegni sul come accogliere e valorizzare l’alterità dell’immigrato, si dibatte su intercultura, multicultura e integrazione , si progettano addirittura corsi elementari dell’apprendimento della lingua araba. Mazara è stata una delle prime città a fornirsi di uno statuto comunale che prevede la presenza di un rappresentante tunisino, eletto dalla propria comunità,come consigliere aggiunto nel consiglio comunale. Eppure, in fatto di religione, in città si nota la mancanza di un luogo di preghiera musulmano. La religione viene percepita come un rapporto privato, e in quanto tale relegata all’interno del contesto familiare, come se si avesse paura di esibire pubblicamente la propria alterità. La stessa comunità tunisina non riesce a dotarsi autonomamente, non potendo disporre di risorse finanziarie adeguate, di un luogo di culto idoneo e civile. La stessa chiesa mazarese sembra essere favorevole, anche se con i dovuti distinguo, affinchè la comunità musulmana possa esercitare legalmente e liberamente la propria fede. Le varie amministrazioni comunali succedutesi hanno considerato il problema con indifferenza e non prioritario. Adesso, dotare la comunità di immigrati di un luogo di culto pubblico, è diventato motivo di attenzione e di interesse che investe tutta la cittadinanza. Mazara ha tante chiese sconsacrate, abbandonate, dimenticate,vi sono immobili sequestrati ai mafiosi oltre a proprietà comunali in pieno centro storico; qualcuno di essi potrebbe essere affidato in comodato d’uso, e attraverso accordi stipulati con le autorità tunisine, essere trasformato in luogo di preghiera oltre che in centro di aggregazione interculturale allo scopo anche di prevenire il disagio giovanile delle generazioni che vorrebbero integrarsi anche sul piano dei diritti civile e su quello religioso. C’è bisogno di un forte e coraggioso segnale di attenzione verso una comunità che tanto ha dato e continua a dare, attraverso il suo lavoro, all’economia della città. Potrebbe essere anche un segno tangibile di riconoscere il diritto a potere esercitare la propria fede in libertà , con dignità e alla luce del sole. Potrebbe significare un primo passo verso quell’ineludibile cammino che vedrà culture e tradizioni differenti intrecciarsi e ibridizzarsi per dare origine, in un futuro non troppo lontano, ad una comunità integrata e multi religiosa.



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