Cartesio


Non c'è nulla interamente in nostro potere,se non i nostri pensieri.
Cartesio

domenica 9 novembre 2008

Dialogo tra Cristiani e Musulmani

Cristiani e musulmani

''Il seminario cattolico-musulmano il cui tema è stato "Amore di Dio, amore del prossimo". che si e' svolto a Roma dal 4 al 6 novembre 2008 e' un passo avanti significativo nel dialogo'' è la dichiarazione di padre Lombardi. Per gli osservatori più attenti, lo scetticismo rimane. In attesa di potere conoscere i vari interventi, il documento conclusivo è già noto ( L'Osservatore Romano - 7 novembre 2008), ritengo utile pubblicare la relazione di + Maroun Lahham, Vescovo di Tunisi, nella conferenza tenuta a Mazara il 3/10/2007, per capire sia i punti di convergenza ma anche quelli di divergenza tra cristiani e musulmani. Rappresenta un punto di vista sincero,sebbene in un contesto musulmano sicuramente non fondamentalista, quale è la Tunisia, ma non per questo meno interessante.

Cristiani e musulmani

Quale possibile condivisione?

Bella domanda, ottimista e piena di speranza. Lo dico perché l’aria che si respira normalmente quando si parla di cristiani e di musulmani è meno sana, meno pura e certamente meno portata alla condivisione.

Pongo qualche interrogativo a proposito dell’uso del termine “condivisione”. La condivisione suppone una situazione tranquilla dove due parti mettono in comune le loro ricchezze e le condividono. Questo implica, quando si parla dell’Islam in Europa, un certo livello d’integrazione sociale, la presenza di una certa mentalità pluralistica, nonché di contatti sereni e regolari, presi in modo onesto e civile, e tali da rendere possibile un incontro ricco e arricchente, un’accettazione e un rispetto dell’altro così com’è, tutte cose che spero si stiano realizzando nella società italiana, o almeno a Mazara del Vallo. So che da parte cristiana il passo può essere fatto più facilmente per ovvi motivi, spero che lo stesso valga da parte dell’Islam europeo.

Penso che il primo passo verso una possibile condivisione con l’Islam, e che ritengo possibile, sia il dialogo. Parlo di un dialogo islamo cristiano realizzato in Europa, con le sue regole, il suo linguaggio, i suoi fini, i suoi interlocutori specifici. Lo dico perchè mi risulta chiaro che un dialogo fra cristiani e musulmani in un paese a maggioranza cristiana è molto diverso da un dialogo fra cristiani e musulmani in un paese a maggioranza musulmana.

Condivisione, dialogo, si. Ma già prima dei due, l’incontro.

Incontrare l’altro diverso vuol dire scoprire la sua presenza. L’incontro non è una semplice giustapposizione, ma un movimento vero verso l’altro, un rapporto nel quale avviene, si realizza qualche cosa. Spesso questo inizia con la scoperta dell’ignoranza in cui ci si trova nei confronti dell’altro – a livello personale -, a volte dopo anni di coesistenza materiale e passiva. Lo shock di questa scoperta può essere allora l’inizio di un incontro. L’incontro fra comunità o gruppi è molto più complesso perchè la libertà di movimento di un gruppo è ancora più limitata rispetto a quella di un individuo. I gruppi difficilmente si muovono in massa. Essi hanno bisogno di animatori o di pionieri.(*) Anche se è auspicabile che simili pionieri si trovino da ambedue le parti, spesso è necessario accettare che le iniziative siano a senso unico, almeno all’inizio. È tutta la problematica della reciprocità di cui si parla tanto oggi. (*)- (mediatori culturali)

Il dialogo autentico è frutto dell’incontro. Il dialogo è un incontro che si fa parola. Ci sono incontri che non sbocciano sulla parola, perchè non sentono il bisogno di essere verbalizzati o esplicitati. È un dialogo vero ma implicito. È il caso in molti dialoghi fra cristiani e musulmani nel mondo arabo. È una specie di modus vivendi ereditato da lunghi secoli che permette di “vivere insieme” senza un dialogo esplicito e profondo. Similmente, molti musulmani “europei” – o che vivono in Europa – esitano davanti al dialogo, chiedendosi quali possano essere le motivazioni che spingono oggi tanti occidentali a proporlo. Alcuni affermano: “Quando gli occidentali avevano il potere (cioè all’epoca coloniale) non parlavano di dialogo”. Bisogna anche dire che il Vaticano II non fa parte del cursus storico e teologico dell’Islam. Altri temono addirittura che il dialogo sia l’ultimo mezzo utilizzato per “averli”, nel senso di ingannarli.

Detto questo, possiamo dire che c’è un dialogo vero, basato su un vero incontro. Parlando dell’Italia, bisogna insistere sul fatto che i due interlocutori dispongano delle stesse possibilità e delle stesse capacità di esprimersi, altrimenti la relazione si troverà bloccata a causa della sproporzione dei mezzi e dalla disuguaglianza culturale. Più arriveremo a prendere coscienza di questa realtà, più saremo capaci di creare ponti, di fare passi verso l’altro che ci permettano un dialogo vero.

Incontro, dialogo, condivisione: affrontare insieme le sfide comuni

La principale sfida comune è quella di costruire insieme una società umana in cui ciascuno possa vivere nella dignità e nella libertà e così incontrare l’altro in una certa uguaglianza e in una verità di rapporti. Si tratta dell’accettazione dell’altro così come è, senza violenza né disprezzo, e senza dover nascondere la differenza. Questo dovrebbe permettere di scoprire che le diverse appartenenze religiose e culturali possono essere complementari anziché contraddittorie.

Questo atteggiamento richiede evidentemente un’educazione ai valori che sono alla base del vero incontro e soprattutto al significato dell’alterità. È qui che le scuole e l’educazione mista religiosa e culturale possono essere veri e propri laboratori per la convivenza, a condizione che esse abbiano un adeguato accompagnamento, senza il quale rischiano di diventare luoghi di violenza. Una simile educazione presuppone il fatto di non limitarsi ad un discorso teorico e deve implicare una grande attenzione per gli aspetti affettivi e sociali.

Principi e regole dell’incontro-dialogo-condivisione

Una condivisione positiva e un dialogo costruttivo presuppongono alcuni elementi, in mancanza dei quali ci si può aspettare un fallimento.

Libertà interiore. La libertà interiore, cioè spirituale, permette di superare gli aspetti passionali che l’incontro/dialogo può presentare. Capita spesso di essere davanti ad una simpatia appassionata, senza sfumature o discernimento, o davanti un senso di un forte rifiuto che non riconosce alcun bene negli altri. Per arrivare a questa libertà interiore, occorre operare una guarigione della memoria sia a livello personale sia collettivo, recente o passato (crociate, guerre, conflitti attuali…). La libertà spirituale diventa nello stesso tempo fonte e frutto di questa guarigione della memoria. Essa permette uno sguardo libero verso l’altro, apre il cuore per sapervi accogliere l’altro che lo ha ferito. Attenzione però a non cadere nella ingenuità. Portare uno sguardo libero e positivo sull’altro non impedisce di vedere gli errori, i difetti, gli sbagli e gli atteggiamenti cattivi, ma ci fa sempre accettare la persona dell’altro, anche quando non possiamo giustificare e accettare le sue azioni.

La conoscenza dell’Islam. Una prima conoscenza riguarda le istituzioni, la storia, il dogma, la realtà socio-politica. Questa conoscenza è importante per cogliere il significato delle parole utilizzate dall’interlocutore musulmano e la base del suo pensiero; infatti ogni uomo è segnato, molto più di quanto pensiamo, dal sistema religioso, culturale o ideologico dal quale ha ereditato e nel quale è stato educato. Una seconda conoscenza riguarda i rapporti personali approfonditi con i musulmani. Senza questi contatti, il dialogo e la condivisione rimangono astratti. La relazione personale permette di scoprire la fede religiosa nel vissuto di persone concrete. Tale scoperta può creare una vera condivisione, o addirittura una comunione vissuta nella differenza.

Comprendere il contesto culturale e sociale. Abbiamo parlato dell’importanza di situare i fenomeni religiosi in un contesto più inglobante, e di non isolare la religione dal contesto della vita. Ciò implica una attenzione al substrato culturale. Spesso è difficile distinguere fra il risultato di una cultura o di una religione (ruolo della donna, libertà personali…) Ed è in questo senso che si può parlare di una pluralità di Islam, anche all’interno di una stessa società musulmana. Un punto importante da tener presente nei rapporti fra cristiani e musulmani è l’impatto della disuguaglianza culturale e/o economica sul dialogo, con i “complessi” che ne derivano. In effetti, nel diritto musulmano (Fiqh) manca ancora una elaborazione giuridica della situazione della comunità musulmana in condizione minoritaria o di non governo. Un’altra diversità di Islam esiste anche secondo quello che viene vissuto dall’interlocutore; un Islam ideologia che porta facilmente a una certa chiusura o rigidità, o un Islam fede con una vera apertura a Dio e quindi all’altro.

Superare il doppio linguaggio. Una condizione di verità per il dialogo e la condivisione è l’impegno a superare il doppio linguaggio, il politically correct. Capita spesso di tenere un discorso sincero regolato sul registro delle relazioni sociali, manifestando interesse per i buoni rapporti di vicinato e stima per i vicini fedeli di un’altra religione. Nello stesso tempo, esiste un altro discorso - non meno sincero - regolato sul registro dogmatico, secondo il quale gli altri sono condannati all’inferno. Saper arrivare a una vera onestà richiede sempre uno sforzo di lucidità. Liberarsi della tentazione del doppio linguaggio richiede maturità, coraggio e perseveranza. In questo cammino saranno importanti incontri personali veri, anche se non sono mezzi magici.

Che senso ha il dialogo/condivisione? Per evitare gravi malintesi e dolorose delusioni, è necessario sapere stabilire una certa intesa preliminare sul significato della condivisione, anche implicitamente. È necessario sapere perché si intraprende il dialogo, che cosa ci si aspetta, quali sono gli scopi che ci si prefigge, quali sono le sue possibilità ma anche i suoi limiti, quali sono le soluzioni in caso di vicoli ciechi o di fallimenti. Un accordo su tutti questi aspetti è lungi dall’essere scontato. Ripetiamo che il dialogo/condivisione ha il dovere di rispettare le differenze irriducibili fra religioni.

Dialogo di testimonianza. Islam e Cristianesimo sono due religioni universaliste. Si rivolgono all’uomo in quanto tale e quindi a tutti gli uomini. Qui bisogna rinunciare al dialogo/condivisione come proselitismo, ovvero propaganda, e insistere sul dovere dell’apostolato inteso come testimonianza. Per sanare il dialogo e preservarlo da ogni sospetto o diffidenza, è necessario liberarlo dalle strumentalizzazioni. Scopo del dialogo è comprendere a fondo la fede dell’altro, rispettando le differenze senza volerle abolire. A livello della fede, questa condivisione non può essere altro che un dialogo di pura testimonianza. Spogliato dai suoi difetti, il dialogo può diventare una sana emulazione nella via di Dio e a servizio della pace e degli uomini.

Scelta degli interlocutori. Un altro elemento importante per un dialogo giusto è la scelta degli interlocutori. È essenziale scegliere bene il partner del dialogo. È necessario non favorire troppo una certa categoria né trascurarne un’altra. Come cristiani dobbiamo cercare di avere, per quanto possibile, un dialogo con vari tipi di Islam. Certamente esiste il pericolo di scegliere “gli interlocutori che ci convengono”. Un’altra tentazione per un dialogo “facile” è cercare, da ambedue le parti, interlocutori poco convinti della propria fede. Simile dialogo non serve.

Accettare di essere messi in discussione. Accettare di essere messi in discussione, senza paura o complessi, in spirito di verità. Ciò non vuol dire necessariamente che la messa in discussione sia giustificata, ma in ogni caso bisogna saperla accettare. Infatti, questo fa parte della libertà interiore ed è questa libertà che permetterà di rispondere senza scatti e in modo da sapersi mettere al posto dell’altro. La preoccupazione per la verità nei rapporti fa parte dell’amore alla verità, e la verità in fin dei conti non è una cosa ma “qualcuno”: Dio stesso, è Dio che è Verità. D’altra parte le verità coinvolte nel dialogo non sono verità astratte, ma la verità è nelle relazioni; in questo, il contrario della verità non è un semplice errore, ma la menzogna, la falsità, l’inganno.

Riconoscere l’alterità. È un’esigenza necessaria per qualsiasi dialogo o condivisione, ed è implicita in tutto quello che abbiamo detto. Bisogna cercare, da entrambe le parti, di arrivare ad un senso reale di alterità. Sembra facile farlo da parte cristiana, ma non lo è da parte musulmana. L’Islam considera il Cristianesimo come una parte dell’Islam, una preparazione all’Islam. Bisogna che l’Islam riconosca che il Cristianesimo è altra cosa rispetto all’Islam. Il modo musulmano di credere in Gesù Cristo non è per niente il modo cristiano. Accettare l’alterità non impedisce però di rallegrarsi di molti terreni di incontro né di porre domande di fronte a posizioni che possono creare problemi.

Conclusione

Vorrei concludere con qualche considerazione su un dialogo o una condivisione a livello teologico. È possibile? Alcuni lo credono ed altri lo rifiutano con decisione. Credo che una certa condivisione a livello teologico sia possibile, a condizione di saper bene ciò che questo può voler dire e che gli interlocutori siano ben attrezzati per intraprenderlo. Parlo di una capacità di oggettività, di essere in grado di prendere una certa libertà rispetto ai propri punti di vista, una conoscenza profonda della propria religione e abbastanza elasticità di spirito per comprendere un punto di vista diverso.

Per quanto riguarda il contenuto di una possibile condivisione teologica, il primo scopo è uno sforzo per conoscersi meglio a livello della fede religiosa. Altri terreni di condivisione possono essere la preghiera, la fede vissuta nella vita concreta, la lotta per la giustizia, prima di tutto a favore dei poveri e dei piccoli, il distacco dagli idoli moderni (denaro, potere, godimento), le esigenze dello sviluppo umano. Un ambito particolarmente fecondo può essere quello dell’etica, per non parlare del grande tema della mistica musulmana, equivalente alla teologia spirituale cristiana.

Torno al titolo: è possibile una condivisione con l’Islam? Si, è possibile per chi crede nella grazia di Dio e nella bontà di fondo dell’essere umano.

+ Maroun Lahham

Nessun commento: