Cartesio


Non c'è nulla interamente in nostro potere,se non i nostri pensieri.
Cartesio

lunedì 3 novembre 2008

Mazara tra leggenda e realtà

Vincenzio Antonio Catinella ( Saltalevite )

Vincenzio Antonio Catinella,mazzarese,detto poi per soprannome Saltalevite:nacque egli a’ quattro aprile del 1675 di bassi natali. Avanzato negli anni divenne astuto,e malvagio;di cuore intrepido,e di ammirabile agilità, e soprattutto fu dotato di straordinaria forza. Ancora garzone,per non so quale delitto,fu seguito dal padre,risoluto di castigarlo:ma egli per sfuggire il suo sdegno,si diede a correre,ma gli fu dietro il padre fino alle mura della città;ivi l’ardito Vincenzio vedendo non restargli luogo allo scampo,con gagliardo salto,gittossi giù delle mura,che erano ben alte. Restò attonito al temerario eccesso il padre,e credea per la caduta fosse restato morto,e smembrato,o almeno in terra storpio:ma affacciatosi dal muro videlo con suo stupore,che velocemente correva. Si applicò a fare il manuale,e in tale impiego mostrò rari prodigi di agilità,e fortezza. Saliva con mirabil prestezza per le funi, e per le travi,e con la stessa scendeva;saltava da uno ad altro ponte in altezza spaventevole,e in molta distanza,e con tale agevolezza,che a quei,che con istupore lo vedeano,parea,che volasse. Per ostentare la sua meravigliosa fortezza, nel salire per le scale de’ palagj, ove era in esercizio di fabbrica,caricatasi su gli omeri,i somari con tutta la soma,che portavano:e accadde una volta,che un di quei giumenti sollevato in alto proruppe a fortemente ragliare con riso de circostanti. Alzava da terra colla sola bocca cosa,che passava presso a cento libbre per ordinario portava sopra una spalla tre gran mezzane piene d’acqua legate insieme Ma abusandosi egli delle doti naturali,si diede alle ruberie,e divenne assassino: e poicchè entrò sacrilegamente co’ suoi compagni di notte entro il monastero di S.Michele di Mazara di Monache Benedettine,per rubare. Presa poi la fuga fuori del Regno,e arrestato,fu trasferito in Palermo ove sulle forche pagò la dovuta pena alle sue iniquità.

( da La Sicilia Ricercata nelle cose più memorabili “ di Antonino Mongitore )

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