Cartesio


Non c'è nulla interamente in nostro potere,se non i nostri pensieri.
Cartesio

mercoledì 12 novembre 2008

Mazara tra leggenda e realtà: mostri marini

Pesci

Nell’anno 1734 nel litorale di Mazara,e nel giorno di S.Andrea, per una gran tempesta arenarono dodici smisurati pesci,sei de’ quali erano maschi, e sei femmine,ognuna di queste con mammelle binche, e capezzolo rosso. Il colore, e pelle di tali pesci, era simile al pesce gronco. Era la loro lunghezza di palmi settantadue e la circonferenza di palmi quaranta. Eran di straordinaria grassezza, onde venivano circondati di lardo all’altezza di un palmo, che liquefatto in forma d’olio,e manteca, adoperato nelle candele ardeva bene, con chiarissimo lume, senza cattivo odore; e fu sperimentato giovevole per le ferite, e piaghe. La maggior pinguedine era nella testa, in niente dissimile allo spermaceti, anche nell’odore. Il muso era così denzo nel suo callone, che cedeano alla sua durezza il fuoco,e le mannaje. Le coste erano bianche di grossezza oncie quattro. La carne era tanto rossa, che dava nel nero: e assaggiata da molti, la ritrovarono di buon gusto, ma si sperimentarono più gustose le frittole tra le minestre verdi. I denti eran solo nella parte di sotto; ma vacanti più della metà: e i maggiori alla misura di una spola di tessitore. D’uno di questi pesci si conservano nel Museo del Collegio di Palermo le costole, due ossi delle mascelle, e la mascella di sotto.

( da La Sicilia ricercata di Antonino Mongitore )

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